Il Parlamento europeo di Bruxelles (Foto Lapresse)

L'armonizzazione degli aspirapolvere

Redazione

Da lunedì l’Europa vieta quelli a più di 1.600 watt, ma serve a poco

Sarebbe proprio il caso di classificarla nella categoria “manifestazioni di spreco energetico”. Parliamo della direttiva europea che da lunedì primo settembre metterà fuorilegge – nel senso che ne vieterà la vendita – gli aspirapolvere per uso domestico con potenza superiore ai 1.600 watt (ora il limite è 1.800). La stessa direttiva prevede che nel 2017 il massimo consentito di potenza per lo stesso elettrodomestico non potrà superare i 900 watt. Qualcuno stenterà a ravvisare nella faccenda caratteristiche di affannosa urgenza,  ma gli si potrebbe far notare che spesso le politiche europee – e non solo quelle dedicate all’ambiente  – rispondono a logiche capaci di dar ragione ai più beceri euroscettici. Altri attenderanno pazienti che una successiva direttiva vieti una volta per tutte l’aggeggio e prescriva solo scopa di saggina e portaspazzatura, o correranno, nei tre giorni che rimangono, ad accaparrarsi l’aspirapolvere più potente che ci sia. Il bello è che la pensata degli aspirapolvere è presentata come ineludibile provvedimento di risparmio energetico.

 

Ma chi ha fatto un po’ di conti (come l’economista ed esperto di questioni energetiche Raphaël Homayoun Boroumand, intervistato da Atlantico.fr), spiega che usare più a lungo un aspirapolvere meno potente per ottenere lo stesso risultato non è affatto garanzia di risparmio, ma semmai del contrario. Calcolato sui venti milioni di  utenze domestiche francesi, per esempio, il presunto vantaggio o è trascurabile o addirittura non è rintracciabile. Ma a Bruxelles c’è qualche euroburocrate che sentirà di aver fatto il proprio dovere, nel nobile sport dell’accumulo di norme di efficacia indimostrata.

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