Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini (foto LaPresse)

Il centro cocchiero

Redazione

L’arcipelago centrista è fortissimo in Parlamento, dove conta circa un centinaio di deputati, e quasi inesistente nelle urne, almeno secondo l’esito delle recenti europee e i verdetti nefasti dei sondaggi di opinione. E’ più o meno la situazione in cui si trovò Fausto Bertinotti che, da presidente d

L’arcipelago centrista è fortissimo in Parlamento, dove conta circa un centinaio di deputati, e quasi inesistente nelle urne, almeno secondo l’esito delle recenti europee e i verdetti nefasti dei sondaggi di opinione. E’ più o meno la situazione in cui si trovò Fausto Bertinotti che, da presidente della Camera, aveva raccolto una rappresentanza parlamentare larghissima, anche grazie a una secessione dai Ds, ma alle elezioni successive non ottenne nessun seggio. Angelino Alfano, prima di rientrare nell’intesa sulla legge elettorale per la Camera, accusava i due maggiori partiti di congiurare per escludere la sua rappresentanza, eppure sa benissimo che il problema non sono le regole ma la scarsità dei consensi, che già ha annullato la formazione creatasi attorno a Mario Monti e ora minaccia la sua microcoalizione con Pier Ferdinando Casini.

 

Il fatto è che anche quelli che hanno apprezzato (e non sono mai stati moltissimi) la scelta ministeriale di Alfano non trovano ragioni per premiare una formazione che ha avuto forse una funzione nel passato ma non riesce a proporne alcuna per il futuro. Alfano stesso sa che dopo le elezioni Matteo Renzi cercherà di governare senza di lui, che peraltro pone ostacoli a un ritorno a una coalizione di centrodestra che secondo lui dovrebbe raccogliersi paradossalmente attorno a chi ha governato col centrosinistra. Molte delle personalità raccolte nel rassemblement centrista hanno doti notevoli di visione politica dei singoli problemi, anche di quelli più spinosi, ma nell’insieme sembrano privi di una visione complessiva senza la quale non esiste un’offerta politica avvertibile come tale dall’elettorato. Adesso si sono intestarditi sulla questione delle preferenze, che non appassiona di sicuro l’elettorato (visto che solo un elettore su otto le impiega). In un panorama politico in cui non spiccano le personalità dotate di capacità anche tecniche, sarebbe tutto sommato preferibile accogliere il contributo che potrebbe venire da quella parte. Però, se i centristi vogliono continuare a esercitare una funzione, debbono ritrovare il filo del realismo, della coscienza dei rapporti di forza, in modo da ritagliarsi uno spazio modesto, corrispondente al loro peso potenziale, ma reale, invece di quello spropositato che rivendicano sembrando solo delle mosche cocchiere.