Bill De Blasio

L'ascesa dei radical-digitali americani a metà fra Casaleggio e de Blasio

L’ascesa di una sinistra a forti tinte progressiste, creatura alternativa al mainstream democratico che promiscuamente se la intende con i poteri forti, è ben documentata. Si nutre di egalitarismo, salari minimi, scuole esclusivamente pubbliche, case popolari...

New York. L’ascesa di una sinistra a forti tinte progressiste, creatura alternativa al mainstream democratico che promiscuamente se la intende con i poteri forti, è ben documentata. Si nutre di egalitarismo, salari minimi, scuole esclusivamente pubbliche, case popolari, immigrazione deregolamentata, tasse ai ricchi, attacchi feroci alla “greed” di Wall Street e alla corruzione, campagne per la legalizzazione di quasi tutto ciò che esiste di eticamente controverso, dalla marijuana ai matrimoni patchwork. Ama arruolare Papa Francesco alla sua causa.

 

I nomi del sindaco di New York Bill de Blasio e della senatrice Elizabeth Warren sono quelli da appiccicare sul baule delle macchine dei progressisti in cerca di purezza ideologica. Dal ribollente calderone della sinistra in salsa piccante sta uscendo però un nuovo genere del progressismo, quello radical-digitale, riedizione internettiana del radical-chic. I radical-digitali forse non s’accompagnano agli eredi morali delle Pantere Nere come quelli raccontati da Tom Wolfe, ma simpatizzano fortemente con movimenti antagonisti genere Occupy Wall Street.

 

Meglio: simpatizzano con la metà del movimento con i baffi incerati e il macbook alimentato a pedali, non con i cenciosi suonatori di bonghi o i superstiti della summer of love. Il loro target politico è l’hipster ultraconnesso che almeno dai tempi di Napster ha decretato che se mai libertà e uguaglianza sono raggiungibili in questo mondo, certamente si troveranno in rete. Per la fraternità ci sono i social. I professori Zephyr Teachout e Tim Wu sono le incarnazioni di questa pulsione ai confini fra hacktivismo e culto della legalità sullo sfondo autorevole ed elitario della cultura Ivy League. Difficilmente indosseranno una maschera di Guy Fawkes in pubblico, ma hanno una certa presa negli ambienti di ascendenza anarcoide online.

 

A settembre Teachout e Wu sfideranno alle primarie il governatore democratico dello stato di New York, Andrew Cuomo, politico che forse meglio di ogni altro rappresenta, agli occhi dei progressisti, la deriva democratica in corso. Innanzitutto Cuomo è il rampollo di una dinastia politica, circostanza almeno sospetta per chi va cianciando con tono apocalittico di merito e lancia strali contro corporativismo, amichetti e nepotismi vari. Cuomo è poi riuscito in varie imprese sgradite a sinistra: tagliare la spesa pubblica con l’accetta, respingere le richieste di de Blasio di aumentare le tasse ai ricchi e alzare il salario minimo. Infine, ha sciolto la commissione d’inchiesta da lui stesso istituita per indagare su un ramificato giro di corruzione nei meandri della politica dello stato; il New York Times ha scoperto (e denunciato) che Cuomo ha sciolto la commissione proprio quando questa ha preso ad investigare intorno a certi amici e finanziatori del governatore.

 

Lui nega, ma la storia è manna elettorale per il ticket dei radical-digitali. Teachout, professoressa di Diritto costituzionale a Fordham, esperta di corruzione, attrice dilettante e consigliere legale di Occupy Wall Street, era coinvolta nei lavori della commissione, e vede nella temeraria manovra del governatore la prova definitiva che lui è come tutti gli altri. C’è un elemento di superiorità morale, di rettitudine da scontrino fiscale nel genoma politico di Teachout, che fa campagna su una piattaforma populista che va dal salario minimo alla lotta senza se e senza ma contro il fracking. Roba da risvegliare il Beppe Grillo che c’è in ogni elettore della sinistra odierna.

 

Teachout aveva bisogno di un Casaleggio, magari un po’ meno provinciale e messianico, per coprire il lato digitale della faccenda, e ha trovato una spalla anche più famosa di lei, il professore di Legge alla Columbia di origini cinesi che ha inventato il concetto di net neutrality, che scrive articolesse e post pungenti sul New Yorker, che orgogliosamente vanta una certa inclinaziona libertaria che va molto forte negli ambienti della tecnologia. Lui l’ha imparata facendo l’assistente del giudice Richard Posner, idolo libertario che Wu definisce “il più grande giurista vivente”. Con un po’ di malizia il Wall Street Journal lo racconta mentre si “appoggia sul divano a piedi nudi nel suo spazioso e luminoso appartamento di Chelsea”, che tradotto significa: il proletario dei nativi digitali fa una vita che non potrete mai permettervi. Il radical-digitale sorride, senza timore delle contraddizioni.