Matteo Renzi (foto Ap)

C'è lavoro per il governo (e per il Cav.)

Redazione

Ieri Renzi ha ammesso che non ci sono le condizioni per avere “quel percorso virtuoso in economia immaginato”. Le slide, insomma, sono da rifare con l’aggiunta di un salutare realismo.

Secondo una campagna di stampa che sembra strumentale Renzi sarebbe “spacciato dal punto di vista economico” perché il pil non cresce e ciò genera una spirale di aumento della disoccupazione e maggiori difficoltà per le imprese. Ieri Renzi ha ammesso che non ci sono le condizioni per avere “quel percorso virtuoso in economia immaginato”. Le slide, insomma, sono da rifare con l’aggiunta di un salutare realismo. Tuttavia s’agita di continuo lo spauracchio di una legge di stabilità da 20 miliardi, complice il calo del pil e una spending review ballerina (come il commissario Carlo Cottarelli). Perciò si dovrebbe arrivare a nuovi aumenti di imposte, obbiettivamente impossibili dato il livello record della pressione fiscale. Oppure si dovrebbe derogare all’obiettivo di deficit della Commissione europea per il 2015. E l’Italia rischierebbe il commissariamento.

 

Ma i dati dell’Istat di giugno mostrano un miglioramento sottile di 0,3 punti dell’occupazione rispetto a maggio. La disoccupazione cresce di 0,1 perché c’è un po’ meno gente “scoraggiata” e quindi aumenta la ricerca attiva di un lavoro. Rispetto al giugno 2013 l’occupazione è invariata e le imprese danno un giudizio ottimistico sul futuro. Infatti il Fondo monetario internazionale per il 2014 riduce la stima della crescita del pil a 0,3, ma per il 2015 la mantiene all’1,1. E’ questa la ragione principale per cui la necessità di una legge di stabilità di oltre 20 miliardi per il 2015 risulta un’esagerazione. Infatti le entrate dell’anno prossimo, con le attuali aliquote, dovrebbero aumentare del 2 per cento, data la loro elasticità di 1 all’aumento del pil in termini monetari, che può essere stimato in un 2 per cento. Si rende dunque possibile una riduzione d’imposte per mantenere almeno invariata la pressione fiscale. Tuttavia le riforme economiche, in particolare una sostanziosa riorganizzazione del mercato del lavoro, vitale in altri paesi come la Spagna, ormai s’impongono. E il centrodestra anziché schierare anch’esso sabotatori dovrebbe mettersi in un’ottica di concorrenza competitiva e propositiva.