Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

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Salvatore Merlo

Il pronto soccorso del Cav. a Renzi contro i nemici comuni. Senato, economia e patto sul Quirinale. “Matteo stai sereno, ci siamo noi”. E in Forza Italia è tutto un pissi pissi sogghignante e allegrotto intorno alle difficoltà del giovane Renzi tradito dalla sinistra interna del Pd.

“Matteo stai sereno, ci siamo noi”. E in Forza Italia è tutto un pissi pissi sogghignante e allegrotto intorno alle difficoltà del giovane Renzi tradito dalla sinistra interna del Pd, da quel Vannino Chiti che gli oppone una controriforma del Senato, da Pier Luigi Bersani che, come Pollicino disseminava mollichine di pane, distribuisce invece ostacoli e cavilli lungo la strada delle riforme. Gli uomini di Forza Italia osservano le fatiche del giovane Renzi e sempre più si gonfiano, si fregano le mani, e responsabili offrono numeri, voti, sostegno: i consigli economici di Renato Brunetta e l’ingegneria costituzionale di Denis Verdini. Persino il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, a La7, a un certo punto si contrappone a Marco Travaglio, e – attenzione – non per difendere il Cavaliere, ma per proteggere il bullo di Firenze dal piccolo Saint-Just. E dunque finalmente può sorridere Mariastella Gelmini, “siamo leali, siamo i più leali”, gioisce l’ex ministro con il sussulto nervoso di chi troppo a lungo ha dovuto trattenersi e ora vive d’un tratto la sensazione inattesa e inebriante d’essere tornata al centro delle cose, dei fatti, delle decisioni.

 

Berlusconi e Renzi si vedranno, martedì, nella sede del Partito democratico, ancora una volta nella strana condizione di alleati necessari, soci nelle riforme, contraenti d’un accordo che non ha clausole segrete, perché davvero contiene tutto. Ma proprio tutto. E tanto più la sinistra strepita, tanto più il patto del Nazareno sembra dunque composto d’una materia immortale, scolpito nel marmo: vasto programma dai vasti orizzonti, come confessa Maria Rosaria Rossi, l’assistente particolare del Cavaliere, ad Alessandro De Angelis sull’Huffington Post. “Con Renzi eleggeremo anche il presidente della Repubblica”, annuncia la senatrice, mentre il premier ragazzino subisce il sabotaggio dei franchi tiratori, di Corradino Mineo e di Felice Casson, di Nichi Vendola, e chissà persino del gatto D’Alema, perché “anche stavolta ci sono i baffi di D’Alema dietro tutti questi guai”, mormorano nell’ombra del Senato. E che sia vero o falso non importa. Da vent’anni l’Italia politica conosce un detto. Questo: “Non c’è complotto e non c’è tranello, senza D’Alema nel tinello”.

 


E certo, nella sua immensa, cinica, ludica fantasia Silvio Berlusconi ha pure pensato di entrare nel governo con Renzi, non è necessario aver conferme dall’interno di Villa San Martino per immaginarlo. Ma nell’universo fantastico di Arcore prevale alla fine, com’è ovvio, il calcolo, il senso della misura, della realtà: “Condividere la scrittura delle regole è un conto, condividere un governo mi pare fantascienza”, dice infatti Maria Rosaria Rossi. Quella di Renzi e Berlusconi è una dolce amicizia sfrontata contro il resto del Parlamento, contro la congerie dei riti consumati nelle fessure del Palazzo, contro l’iconografia di Montecitorio e di Palazzo Madama. E’ un salvavita per l’uno e per l’altro. Il loro è un patto obbligato contro il resto del mondo, contro quelli che il giovane chiama “gufi” e “rosiconi”, e l’anziano chiama “comunisti” e “vecchi democristiani”.

 

E dunque il Cavaliere e il ragazzino si vedranno ancora, martedì, dopo un estenuante andirivieni e un frenetico e minuzioso cancellare e riscrivere le soglie di sbarramento d’una legge elettorale che serve a entrambi contro Alfano e contro Vendola, contro Salvini e contro Casini. E se non dovesse funzionare? Poco male. Per Berlusconi il proporzionale resta antica tentazione. E così, ogni volta che Renzi allude minaccioso alle elezioni anticipate con il proporzionale puro, con la legge elettorale vigente, lui, il Cavaliere, fulmineo s’illumina. “Renzi prende il 30. E noi, anche se ci fermassimo al 15, diventiamo la strada obbligata da percorrere per formare una maggioranza”. E senza il tormento doloroso di dover trovare un candidato premier, un successore, un dinosauro nel cilindro, un altro Berlusconi. Forse perchè un altro Berlusconi c’è già. E non è nel centrodestra.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.