Manifestanti pro Israele a Berlino (foto AP)

L'ideatore dell'Israele day a Berlino spiega come è esploso l'antisemitismo in Europa

Marco Valerio Lo Prete

“Si dice che Israele abbia tantissimi amici. Ma poi nel momento del bisogno li puoi contare sulle dita di una mano”. A parlare con il Foglio è Jochen Feilcke, dal 1983 al 1998 parlamentare nel Bundestag tedesco nelle file della Cdu, il partito che fu di Helmut Kohl e ora della cancelliera Angela Merkel.

Berlino. “Si dice che Israele abbia tantissimi amici. Ma poi nel momento del bisogno li puoi contare sulle dita di una mano”. A parlare con il Foglio è Jochen Feilcke, dal 1983 al 1998 parlamentare nel Bundestag tedesco nelle file della Cdu, il partito che fu di Helmut Kohl e ora della cancelliera Angela Merkel. Oggi Feilcke è direttore per la Germania dell’associazione European Friends of Israel e presidente per Berlino e Potsdam della Deutsch-Israelische Gesellschaft, l’associazione di amicizia tedesco-israeliana. E’ in questa veste di attivista che di recente ha promosso due appuntamenti pubblici, nella capitale della prima economia europea, a sostegno di Gerusalemme.

 

Due settimane fa la stampa tedesca, oltre a occuparsi ovviamente del riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese, aveva dato amplissima eco alle manifestazioni avvenute in Francia e alle violenze contro attività e luoghi di culto ebraici. Nemmeno il tempo di esecrare quegli episodi che la Germania ha scoperto di non poterne escludere un remake sul proprio territorio: durante alcune manifestazioni di solidarietà per Gaza tenutesi a Berlino, Francoforte ed Essen, infatti, si sono registrati slogan e minacce di violenza contro gli ebrei. Una novità, nel paese dell’Olocausto. “Dimentichiamo che stiamo parlando di un problema ormai divenuto europeo”, dice Feilcke. “Abbiamo manifestanti uniti dall’odio contro gli ebrei e contro Israele. Né possiamo far finta di nulla di fronte al fatto che la maggioranza di questi manifestanti, in molti paesi europei inclusa la Germania, è costituita da immigrati di religione musulmana. Si può ragionare sulla faziosità dell’informazione, ma innanzitutto come europei siamo responsabili di una cosa: noi non possiamo convivere con nessuna forma di antisemitismo”.

 

Da qui l’idea di rispondere venerdì scorso, anche simbolicamente, all’“Al Quds day”, una marcia ideata dalla Repubblica islamica iraniana in solidarietà con i palestinesi e contro il sionismo e che si è tenuta pure a Berlino. A sostegno di Israele si sono riunite quasi mille persone,  e la notizia è rimbalzata sulla stampa internazionale. “L’obiettivo è anche quello di informare sulla situazione mediorientale, non c’è dubbio, perciò sono felice che un giornale come il Foglio organizzi una veglia in Italia – dice Feilcke – Da tedeschi, italiani, francesi e inglesi, tendiamo a guardare i telegiornali e poi, seduti sulla poltrona, a esclamare: ‘Mettetevi a un tavolo e trovate un accordo di pace!’. Ma questo ottimismo un po’ naïf è reso possibile soltanto dalla disinformazione, dal fatto che si passa sopra 65 anni di odio e incomprensione. Dovremmo sempre ribadire, per esempio, che Israele con la sua offensiva militare sta proteggendo i propri civili dagli attacchi altrui. E che invece Hamas fa di tutto per proteggere i suoi missili, trasformando i civili in scudi umani e diventando la responsabile di tante morti. E si può restare indifferenti di fronte a ciò?”.

 

Dice l’ex parlamentare della Cdu: “Gli europei continuano a ragionare secondo il paradigma di Davide e Golia. Dopo la guerra dei Sei giorni, nel 1967, Israele è diventato il gigante Golia e milioni di arabi il piccolo Davide. Così però si dimentica che non esiste area al mondo che riceva tanti aiuti umanitari quanti ne riceve Gaza. Se centinaia di milioni di euro di aiuti europei fossero stati utilizzati per costruire scuole, centri commerciali e altro, invece che tunnel o armi per colpire Israele? Si dice che Gaza sia diventata una prigione a cielo aperto. Per la leadership di Hamas, evidentemente, si tratta di una prigione molto confortevole. Ricordate anche questo, domani, a Roma!”, conclude il politico tedesco.

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