Matteo Renzi (foto LaPresse)

Passeggiate romane - Nuove sintonie

Il destino dell'Italicum e quel piano B di Renzi per l'Europa

Redazione

L’apertura sulle preferenze e l’ipotesi Mattarellum (gradita dal Cav.).

Movimenti dalemiani. Come le targhe alterne, spuntano sui giornali le candidature di Massimo D’Alema ed Enrico Letta in vista della nomine europee, accreditate ovviamente dai medesimi. D’Alema, che di recente ha visto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, si è spinto al punto di far vedere ai giornalisti che il mittente di un sms appena arrivatogli era un tal Matteo (lasciando intendere che potesse essere Renzi) per dimostrare che non è vero che il presidente del Consiglio non abbia intenzione di sposare la sua candidatura a Mr. Pesc. Ad avvalorare l’indiscrezione di una ripresa di idilliaci rapporti tra i due, foriera di chissà quali novità europee, la sviolinata dell’ex ministro nei confronti della controversa riforma del Senato. Peccato, però, che Renzi vada dicendo agli amici che la candidatura di D’Alema non c’è. Ne mai ci sarà. Ci sarebbe stata se il Pd alle Europee non avesse preso un risultato straordinario. Allora Renzi sarebbe stato costretto a scendere a patti con i potentati interni al Pd, per non farsi mettere i bastoni tra le ruote. E, quindi, la candidatura di D’Alema era inserita in questo contesto. Ma, avendo ottenuto il 40,8 per cento dei consensi, il premier non ha di questi problemi.

 

Alternativa. Quindi la prescelta sarà Federica Mogherini, se avremo il ruolo dell’Alto rappresentante. Sarà invece, con tutta probabilità un tecnico prestato occasionalmente alla politica, come Paolo De Castro, se dovessimo avere invece l’Agricoltura. O sarà un terzo nome a sorpresa (che, dicono, sia già nella mente di Renzi) se all’Italia verrà affidato un altro posto in Commissione.

 

Tutto, ma non Letta. Ma questo nome a sorpresa comunque non sarà quello di Letta. I rapporti tra Renzi e il suo predecessore, infatti, nonostante un incontro tra i due a Palazzo Chigi qualche tempo fa, sono pessimi. E pare che non abbiano contribuito a migliorarli le manovre che Letta sta facendo presso l’Europa politica ed economica che conta per sponsorizzare la sua candidatura.

 

Lettere e accordi. Tornando agli affari domestici, in questi giorni la politica e i giornali sembrano occuparsi solo di riforme. E così mentre non si è ancora chiuso il tormentone del Senato, eccone un altro. Quello dell’Italicum, naturalmente. Stando ai bene informati, le polemiche di Sel, i passi indietro di Berlusconi, l’agitazione dentro Ncd, la preannunciata carica dei bersaniani per ottenere una modifica dell’Italicum, altro non sarebbero che “fuffa”. La legge elettorale sarebbe stata già modificata da Renzi e Berlusconi (quest’ultimo per tramite di Denis Verdini). E il fatto che ieri il premier , nella lettera inviata ai senatori, abbia detto che in cambio di un aiuto sulla riforma del Senato il Pd potrebbe concedere qualcosa su soglie e preferenze indica questa direzione. Il Quirinale è a conoscenza del piano e ha espresso apprezzamento per questo tentativo di raggiungere sulla riforma elettorale un accordo il più ampio possibile. E anche gli alti dirigenti di Sel sanno che le modifiche per loro indispensabili per rivedere gli scranni nella prossima legislatura sono state esaminate. E nel frattempo si riaffaccia l’ipotesi di un ritorno al Mattarellum, sponsorizzato questa volta non dal Pd ma dal Cavaliere.