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I mostri del videogame Alitalia

Redazione

Qualche domanda ai “capitani timorosi” e la questione Fiumicino.

Mentre il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, si dice ancora una volta ottimista su una rapida chiusura dell’accordo di salvataggio di Alitalia tramite l’intervento di Etihad (“confido entro questa settimana”, ha detto Lupi), ci sono buone ragioni per dire che i “mostri” del videogame Alitalia non sono finiti; per parafrasare la lettura iperbolica di Giulio Tremonti sulla crisi dell’eurodebito. Un mostro sta emergendo dal pantano Alitalia. Non ha la faccia dei sindacati – persi in una lotta intestina e autolesionistica – o quella dell’ad di Poste, Francesco Caio –  disobbediente agli ordini del Tesoro con la pretesa di investire nella nuova compagnia, mica buttare milioni nella “fornace” Cai, come scritto in questi giorni da alcuni giornali. Il mostro ha i volti dei “capitani timorosi”.

 

Cosa faranno i protagonisti di una gestione quinquennale che per mole di debiti e perdite accumulate fa rimpiangere l’Alitalia pubblica? Gli imprenditori sono rassicurati dalla promessa di dividendi degli emiratini quanto basta per rischiare? L’Immsi di Colaninno e la Pirelli di Tronchetti sono ora chiamate dalle banche a scucire quattrini, dice la Stampa. Riva, Bellavista Caltagirone e Marcegaglia sono impelagati in altri guai. I piccoli azionisti restano guardinghi. E poi i Benetton, che recitano la doppia parte di azionisti (con Atlantia) e di padroni dello scalo di Fiumicino, argineranno o no le arrembanti low cost? Ryanair macina utili e vola a prezzi stracciati sulla rotta più trafficata d’Italia (Roma-Catania). Vueling arriverà in forze con nuove macchine, idem easyJet. Allora come si alimenteranno i voli globali di Etihad sull’hub romano con una concorrenza simile? Questione industriale essenziale.