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Dalle scatole nere alla “no-fly zone” troppo bassa, i sospetti sul volo Mh17

Redazione

Il primo problema delle indagini sul volo Mh17 della Malaysian Airlines che giovedì pomeriggio si è schiantato nell’oriente ucraino è l’attendibilità delle prove.

Il primo problema delle indagini sul volo Mh17 della Malaysian Airlines che giovedì pomeriggio si è schiantato nell’oriente ucraino è l’attendibilità delle prove. Le indagini sui disastri aerei, ha scritto il Wall Street Journal, sono dei processi lunghi, minuziosi e dolorosi, ma un’indagine in un territorio di guerra, dove gli scontri sono continuati anche ieri, rischia di diventare impossibile. L’Mh17 è caduto vicino a Torez, una cittadina a 50 chilometri dal confine con la Russia, territorio dominato dai separatisti filorussi, che ieri hanno annunciato e poi smentito una tregua di alcuni giorni per consentire agli esperti di ispezionare il luogo dello schianto, un’area gigantesca dove i detriti si sono sparsi per chilometri. Piccoli gruppi di esperti internazionali potranno entrare, ha promesso il leader dei separatisti di Donetsk Aleksandr Borodai, ma ieri pomeriggio un gruppo di miliziani ha aperto il fuoco contro un convoglio di ispettori Ocse che cercavano di avvicinarsi ai resti dell’aereo. E nelle ultime ore soggetti di ogni tipo, guerriglieri, soccorritori, giornalisti, curiosi, hanno avuto libero accesso al sito. Giovedì sera i primi “soccorritori” mandati dal governo separatista di Donetsk dicevano di non saper nemmeno riconoscere le scatole nere dell’aereo, alla fine le hanno trovate (la seconda ieri mattina) e le hanno inviate a Mosca. Secondo i separatisti dovrebbero essere già in Russia, ma il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto ieri alla Reuters che il Cremlino non ha intenzione di prenderle in consegna, e nessuno sa che fine potrebbero fare.

 

Poi c’è la questione, importante, di cosa ci facesse un aereo civile a 10 mila metri di altitudine su un’area di guerra. In realtà gli aerei civili che in questi mesi di conflitto hanno sorvolato l’oriente ucraino sono stati infiniti. La rotta è conosciuta e consolidata e al volo Mh17, per esempio, consentiva un notevole risparmio di carburante. Fino a giovedì, erano poche le compagnie che avevano modificato le loro rotte per evitare l’area sopra Donetsk e Lugansk. Tra queste quelle che battono bandiera russa: secondo il New York Times, giovedì Mosca ha chiuso alcune rotte aeree che passano sopra l’oriente ucraino poche ore prima del disastro. Tra le rotte, c’era anche quella dell’Mh17, e questo non farà che aumentare i sospetti. Ma in realtà, come scrive il sito Aviationist, specializzato in aeronautica, “era solo questione di tempo” prima che nell’Ucraina dell’est, infestata di missili antiaerei, capitasse un disastro (negli ultimi mesi i separatisti hanno abbattuto una dozzina di velivoli ucraini, due solo questa settimana, escluso l’Mh17), e ora molti accusano il governo ucraino di non avere preso le precauzioni adeguate.

 

La “no-fly zone” imposta da Kiev arrivava a 9.700 metri di altitudine e consentiva ai voli di linea di passarci sopra agevolmente. Ma che oltre all’esercito ucraino fuori Donetsk e a quello russo appostato al confine anche i ribelli avessero a disposizione batterie di missili terra-aria Sa-11 Buk capaci di colpire ben oltre la no-flyzone (arrivano fino a 12 mila metri) era il segreto peggio custodito di tutta la guerra. Il gioco del chi ha lanciato cosa andrà avanti per giorni, ieri il presidente americano Obama ha detto che è certo che il missile che ha colpito l’Mh17 proveniva dal territorio controllato dai separatisti, ma ancora è troppo presto per dire chi lo abbia lanciato (sarebbero utili le indagini a terra, quando sarà possibile farle). Più fonti, compresi alcuni media russi prima del disastro, hanno attestato che i separatisti erano in possesso di sistemi missilistici Buk, forniti dai russi (il Cremlino ha negato, ma dei giornalisti sul posto hanno detto che ieri dei sistemi Buk sono stati riportati di nascosto in Russia) o presi all’esercito ucraino, come riportava settimane fa l’agenzia Itar Tass.

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