Complottismi a bordo

Alberto Brambilla

Spie russe e macchinazioni americane. Ecco tutto quello che "in giro" si dice sugli aerei malesi caduti

Per il governo ucraino due agenti dei servizi segreti russi sono coinvolti nell'abbattimento dell'aereo della Malaysia Airlines, volo MH17. Accuse e controaccuse tra Mosca e Kiev. Certo, però, è che le spie del Cremlino ritengono di avere la soluzione alla scomparsa del volo per cui è diventata famosa la sfortunata compagnia malaisiana: il volo MH370, protagonista del disastro aereo più misterioso nella storia dell'aviazione civile moderna e aereo gemello (un boeing 777) di quello precipitato ieri vicino al confine tra Ucraina e Russia nel territorio controllato dai speratisti filo-Putin. Che si tratti di disinformatia o meno, nei mesi scorsi i media russi hanno rivelato indiscrezioni circa un carico "molto sospetto" sull'aereo sparito dai radar civili l'8 marzo scorso e mai più ritrovato. I fissati con le teorie del complotto avranno qualche soddisfazione.

 

Secondo il numero di giugno della rivista specializzata "Sp's Aviation", molto concentrata sull'Asia, l'agenzia di intelligence militare russa, il Glavnoye Razvedovatel'noye Upravlenie (Gru), avrebbe presto risolto l'enigma. Secondo i servizi russi, il "carico sospetto" è stato trasferito a bordo del boing dalla nave cargo Mv Maersk Alabama, battente bandiera americana. Su quel cargo sono morti due ex Navy seal, soldati dei corpi speciali dei marines. Trovati senza vita nella stessa cabina della nave, in circostanze poco chiare, Mark Daniel Kennedy, 44 anni, e Jeffrey Keith Reynolds, 43, sono morti a causa di un arresto respiratorio causato da overdose di eroina e un fatale mix di alcolici quando il mercantile era attraccato alle Seychelles il 18 febbraio, ancora lontano dalla sua destinazione in Malaysia. Lavoravano per la compagnia di sicurezza privata Trident group, un contractor che, dice il Gru, si occupa anche di scortare materiale nucleare e biochimico. Nè il ritrovamento delle siringhe nè i racconti di un festino a bordo avvenuto la sera prima della macabra scoperta convincono chi li conosceva. Secondo il presidente di Trident e i loro famigliari, i due ex militari decorati non facevano uso di droghe. Fonti governative americane hanno invece confermato in forma anomima l'ipotesi dell'overdose.

 

Il 20 marzo, quando la caccia alla carcassa del boeing si era già estesa a un'area di 65mila km quadrati, le autorità malaisiane avevano affermato che a bordo c'era un carico di batterie al litio, infiammabili, ma impacchettate secondo gli standard internazionali di sicurezza. Tuttavia il governo di Kuala Lumpur in seguito non ha voluto rivelare dettagli sull'intero carico. Il Gru, riferisce la rivista, dice di avere informato per tempo il ministero della Pubblica sicurezza cinese (il volo era diretto a Pechino dalla capitale malaisiana), dal quale aveva ricevuto la rassicurazione che l'aereo sarebbe stato fatto atterrare all'aeroporto internazionale Haikou Meilan sull'isola di Hainan per un'ispezione. Il Gru - e qui la ricostruzione arriva ad assecondare le teorie complottistiche che sono fioccate nel corso di questi mesi - asserisce invece che, stando alle tracce radar seguite dai molti satelliti russi, una volta perso il contatto con le torri di controllo, il volo ha invece deviato la rotta verso la base statunitense Diego Garcia sull'omonimo atollo nel Pacifico e che dunque i diversi tracciati dell'aeroplano e le molte ricostruzioni scaturite per tentare di spiegare l'incidente - peraltro senza una soluzione ufficiale e condivisa - sono frutto di una macchinazione americana.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.