Il ministro degli Esteri Federica Mogherini (foto LaPresse)

Vacanza europea

Redazione

Come non sprecare il rinvio sulle nomine. Guida all’agenda Mogherini

Si è festeggiato il compleanno di Merkel e la vittoria della Germania ai Mondiali, mercoledì sera a Bruxelles, e s’è persino visto il premier britannico David Cameron “battere un cinque” al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, in un clima di ritrovata tranquillità che ben promette per le sei settimane di vacanza che aspettano gli eurocrati. Il Consiglio europeo avrebbe potuto convocare un altro incontro già la settimana prossima – anche perché l’Ue deve decidere che fare con le sanzioni a Mosca, scelta ancora più delicata ora che è stato abbattuto un volo di linea malese al confine tra Ucraina e Russia – ma ha preferito aspettare fino al 30 agosto, regalando così agli euroscettici la battuta più felice della settimana: “Pretendono di trovare 25 milioni di posti di lavoro e non sanno nemmeno trovarne tre”, che sono il presidente del Consiglio europeo, quello dell’Eurogruppo e il capo della diplomazia europea, che ci riguarda da vicino. E’ infatti la candidatura di Federica Mogherini, ministro degli Esteri italiano, alla successione di Lady Ashton ad aver creato le premesse del fallimento. La Mogherini è contestata dai paesi dell’est che non hanno apprezzato la visita del ministro a Mosca con la stretta di mano al capo del Cremlino Putin, e nemmeno l’accordo del Partito socialista europeo sulla sua nomina è riuscito a salvarla: quando si è andati alla conta, informale ma decisiva, la maggioranza dei Ventotto era contro di lei.

 

Il più solido sostenitore della candidatura della Mogherini è Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri tedesco, socialdemocratico, in sintonia con la collega italiana già da mesi, soprattutto sulla politica dell’Europa nei confronti della Russia durante la crisi ucraina. Steinmeier è convinto che Putin vada più assecondato che contrastato, e che nel muro contro muro l’Europa (la Germania) non abbia che da perderci. Anche Angela Merkel si muove sulla questione russa con molta cautela, ma tutte le misure più restrittive che l’Ue ha adottato nei confronti di Mosca sono state votate quando c’era la cancelliera, non quando c’era il suo ministro degli Esteri. Nella dialettica poliziotto buono (Steinmeier) poliziotto cattivo (Merkel) ha pesato in questi giorni la rivolta dei paesi dell’est europeo: ha senso mettere in uno dei posti più prestigiosi della Commissione una figura tanto controversa, sospettata di inesperienza, già connotata ideologicamente? Merkel ha deciso di evitare, almeno per ora, lo scontro, e si è trovata del tutto d’accordo con le dichiarazioni della presidente lituana, Dalia Grybauskaite: per diventare capi della diplomazia europea, ci vogliono “neutralità” ed “esperienza in politica estera” (Grybauskaite gioca una partita personale: il suo nome circola per la guida del Consiglio europeo. Per l’Economist la Mogherini resta la donna da battere).

 

Ora tocca all’Italia. Per gli ortodossi della politica europea, Renzi deve farsi perdonare l’atteggiamento irrispettoso al vertice ma forse anche gli ortodossi devono ancora prendere le misure con “il matador”. Il problema resta la Mogherini, e le strade sono due: o far dimenticare la candidatura del ministro controverso, sottoponendo altri nomi e altre combinazioni, o dimostrare che quel che si dice della Mogherini – inesperta e filorussa, in estrema sintesi – è determinato dai pregiudizi. La decisione sulle sanzioni europee alla Russia, in queste ore in cui la crisi con l’Ucraina ritorna drammatica, può essere un primo test, per la Mogherini e per l’Europa: va presa entro il 30 luglio, poi l’Italia avrà un mese di tempo per ricalibrare la propria strategia europea.

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