Angela Merkel e Barack Obama (Foto Ap)

Tutti gli attriti economico-politici dietro la spy story

David Carretta

Accordo Usa-Ue, Russia, austerity, energia: America e Germania vivono in emisferi geopolitici paralleli.

Bruxelles. Lo scandalo dello spionaggio americano contro la Germania potrebbe trasformarsi in un conflitto politico-economico, che rischia di mettere a repentaglio il grande accordo commerciale che Stati Uniti e Unione europea stanno negoziando per rilanciare l’alleanza occidentale di fronte alle potenze emergenti. Perché quello tra Washington e Berlino non è solo un problema di spie o telefoni intercettati. Tra ricette contro la crisi della zona euro e sanzioni contro la Russia nella crisi ucraina, America e Germania hanno scoperto di vivere in emisferi geoeconomici e geopolitici diversi. Da una parte, c’è la superpotenza globale in ritirata che guarda alla Germania come a una potenza scroccona, che pratica il “free riding” (beneficia dell’azione collettiva occidentale senza parteciparvi pienamente) come dottrina per affermare i propri interessi economici. Dall’altra, c’è la potenza europea che vede sempre più gli Stati Uniti non solo come un concorrente sui mercati globali, ma anche come un predatore che fa il gioco sporco.

 

I sintomi della rottura economica – che vale 160 miliardi di scambi in beni e più di 300 miliardi di investimenti l’anno – erano emersi durante la crisi del debito della zona euro. L’ex segretario del Tesoro Timothy Geithner non esitava a esprimere in pubblico la frustrazione dell’Amministrazione Obama per i tentennamenti tedeschi nei salvataggi e la politica di austerità destinata a ritardare la ripresa globale. Nei G7 e nei G20, americani e tedeschi battibeccavano sulle conclusioni, con i primi che chiedevano politiche neokeynesiane e i secondi che pretendevano una riduzione globale del debito. Il livello di sfiducia era tale che nel 2012 la Bundesbank inviò una delegazione alla Fed di New York per verificare che le riserve auree tedesche fossero ancora al sicuro.
La crisi con la Russia sull’Ucraina vede nuovamente americani e tedeschi su fronti opposti: mentre Washington chiede a Berlino di tagliare la partnership energetica con Gazprom, Berlino lascia intendere che Washington vuole solo approfittare dello shale gas per avvantaggiare le imprese americane. Dalle banche al fisco, non c’è settore in cui i tedeschi non puntino il dito contro gli americani. Con la multa da 9 miliardi di dollari a Bnp Paribas, “l’America sta indebolendo il sistema finanziario europeo”, ha detto alla Faz il capo degli industriali tedeschi, Ulrich Grillo. Il sistema fiscale che permette alle imprese americane di non essere tassate sul denaro investito all’estero, secondo Grillo, “è una vera distorsione della concorrenza che ci rende la vita difficile”. In giugno, il vicecancelliere Sigmar Gabriel aveva accusato gli Stati Uniti di concorrenza sleale per “i miliardi di dollari di sussidi” a Boeing.

 

Lo spionaggio ha già innescato rappresaglie economiche. Berlino ha cancellato un contratto con la sussidiaria tedesca dell’americana Verizon e sta valutando se annullare l’aggiornamento dei suoi droni militari con una società americana. La Trans-atlantic Trade and Investment Partnership – Ttip, l’accordo commerciale Usa-Ue – è un’altra storia. E’ una creatura di Angela Merkel, che lanciò l’idea di una “Nato dell’economia” insieme a George W. Bush. Per la Germania l’interesse non è tanto di tagliare i (bassissimi) dazi sui beni che esporta: Berlino e Washington vogliono fissare standard da imporre al resto del mondo. Merkel potrebbe però cambiare idea sotto la spinta di un’opinione pubblica e di un establishment economico sempre più anti-americani. Un sondaggio di giugno dice che il 55 per cento dei tedeschi teme che il Ttip sia svantaggioso per il loro paese.