Alleanza turbolenta

Merkel caccia l'uomo della Cia a Berlino. Obama “all'oscuro”, dice

Le rivelazioni da Snowden e le indagini sulle spie esacerbano lo scontro politico. Le divergenze di fondo sull’intelligence.

New York. Ieri il governo tedesco ha cacciato dal paese il capo della Cia in Germania. La decisione segna un enorme salto di qualità nelle schermaglie tra Berlino e Washington intorno ai metodi e agli obiettivi dello spionaggio americano. I documenti dell’ex contractor della Nsa Edward Snowden avevano rivelato che le spie americane tenevano sotto controllo membri del governo tedesco, fino al cellulare di Angela Merkel, e più recenti indagini della magistratura federale hanno portato all’arresto di un funzionario dei servizi segreti tedeschi che faceva il doppio gioco con Washington: ironicamente, l’accusa è di avere tenuto la Cia aggiornata sugli sviluppi delle indagini parlamentari aperte proprio in seguito alle rivelazioni di Snowden. Mercoledì l’agenzia Reuters ha scritto che i magistrati stanno indagando anche un dipendente del ministero della Difesa tedesco per reati simili. Un portavoce del governo di Berlino ha detto che la richiesta al funzionario dela Cia di lasciare il paese “è arrivata in seguito a una indagine ancora in corso e dopo gli interrogativi posti mesi fa riguardo alla presenza di agenzie d’intelligence americane in Germania”.

 

Merkel, che non ha mai fatto mistero del disappunto per il trattamento subìto ma che allo stesso tempo ha evitato fin qui di trasformare un disaccordo fra alleati in un plateale bisticcio politico, ha detto soltanto che la Germania e gli Stati Uniti affrontano la questione della raccolta di informazioni con “approcci completamente diversi”, ma dai ranghi della cancelliera sono arrivati giudizi molto più tranchant: “Si tratta di una reazione politica del governo alla mancanza di volontà delle autorità americane di rispondere alle domande che sono sorte nell’ultimo anno”, ha detto il parlamentare della Cdu Clemens Binninger, capo della commissione Intelligence. Non solo l’America spiava impunemente politici e funzionari tedeschi, dalla cancelliera in giù, ma una volta che la talpa Snowden lo ha svelato Washington non ha cambiato atteggiamento. Ci sono state le scuse, i chiarimenti, le spiegazioni, le promesse, ma poca sostanza, e per questo Berlino ha fatto ricorso all’estremo rimedio di allontanare il funzionario della Cia. A caldo il Consiglio di sicurezza nazionale americano si è limitato a riaffermare i buoni rapporti fra i due paesi e una nota dell’ambasciata americana a Berlino dice che è “essenziale continuare la cooperazione”. Nella storia dell’attrito fra Germania e Stati Uniti c’è però un secondo aspetto, che ha a che fare con i turbolenti rapporti fra la Cia e Barack Obama. La settimana scorsa, per la precisione giovedì, il presidente americano ha chiamato la cancelleria per parlare della mobilitazione europea per fare pressioni sulla Russia. A quel punto Obama non sapeva, almeno così dicono i funzionari della Casa Bianca, che il giorno prima l’agente tedesco era stata arrestato con la pesante accusa di avere passato informazioni riservate agli americani. Merkel, che invece era al corrente dell’accaduto, non ha tirato fuori l’argomento. Quando finalmente Obama è stato informato si è imbufalito non poco e alla Casa Bianca è partito l’ordine di far trapelare all’esterno messaggi di sfiducia verso la Cia, con accuse nemmeno troppo velate di “avere tenuto il presidente all’oscuro”, come ha sintetizzato il New York Times.

 

Il quotidiano dice che l’episodio ha “portato funzionari della Casa Bianca innervositi a chiedere alla catena di comando della Cia chi fosse al corrente del caso e perché le informazioni non sono arrivate allo Studio ovale”. La stampa tedesca ha scritto che la Cia sapeva che l’arresto sarebbe avvenuto almeno da tre settimane, e con ogni probabilità questa informazione è arrivata proprio dalla scrivania del capo della stazione locale della Cia, quello che ieri è stato rimosso. Il capo della Cia, John Brennan, ha anche informato dell’accaduto la commissione Intelligence del Senato, ma dalle stanze del Congresso non sono usciti dettagli su chi e quando era stato informato dell’imminente arresto e del conseguente strappo internazionale.

 

Scaricare il barile su Langley
La versione dei fatti approvata dalla Casa Bianca, insomma, tende ad attribuire la colpa dello scandalo alla Cia, che nel caso specifico non ha informato il presidente, ma la “svista” è parte di una più ampia battaglia fra la Casa Bianca e Langley. Quando i funzionari dell’Amministrazione accusano l’Agenzia di avere tenuto il presidente all’oscuro, passano il messaggio che la Cia sta abusando della sua indipendenza, e il presidente è stato deliberatamente aggirato. Una dinamica simile si è già vista nella gestione dell’attacco di Bengasi: quando incappa in uno scandalo d’intelligence, il presidente dice che non ne sapeva nulla, la colpa è della Cia a briglia sciolta.

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