Huntelaar ha appena segnato il rigore del definitivo 2-1 per l'Olanda sul Messico (foto LaPresse)

Il destino di Olanda e Messico e i falsi nove sempre più finti

Lanfranco Pace

L’Olanda ha tremato. C’è voluto Klaus Jan Huntelaar, ex giovane ferro vecchio del Milan, per inchiodare ancora il Messico alla maledizione che lo vede uscire dai Mondiali agli ottavi. Questa è la sesta volta: poteva essere la volta buona. Diverse squadre a questo Mondiale giocano con il falso nueve, senza centravanti di ruolo, è l’imprinting della filosofia di Guardiola.

L’Olanda ha tremato. C’è voluto Klaus Jan Huntelaar, ex giovane ferro vecchio del Milan, per inchiodare ancora il Messico alla maledizione che lo vede uscire dai Mondiali agli ottavi. Questa è la sesta volta: poteva essere la volta buona.

 

Nel primo tempo il Messico domina, il gol dell’1 a 0 arriva a inizio ripresa, Giovanni Dos Santos indovina una serpentina con tiro nell’angolo basso. L’Olanda si butta avanti ma il portiere cala la serranda. Si chiama Guillermo Ochoa, ha giocato questo anno nella première Ligue francese, nell’Ajaccio appena retrocesso: evidentemente non per colpa sua se è vero che un tifoso còrso è pronto a vendere casa, moglie e figli per trovare i 3 milioni di euro necessari a trattenerlo. 

 

L’Olanda annaspa e lentamente sembra affogare. Poi a pochi minuti dalla fine, l’ex giovane ferro vecchio del Milan indovina una torre all’indietro, arriva un vecchio ex ferro vecchio questa volta dell’Inter, Wesley Sneijder, che accanna dritto per dritto: è il pareggio. Il Messico accusa il colpo: e quando il grande Rafa Marquez fa l’errore della vita e arpiona il piede dell’inesauribile Robben mentre rientra in area dalla linea bianca, sul Messico cala la notte. Rigore: non lo tira Robben ma proprio Huntelaar. L’Olanda va ai quarti, il Messico, il gioioso, amabile Messico e il suo bravissimo allenatore Miguel Herrera, se ne vanno: hanno pianto sugli spalti e in campo, i Marquez, gli Ochoa. Anche noi siamo tristi per loro: sei volte agli ottavi hanno giocato meglio dell’avversario e perso, come se dovessero soccombere al destino.  

 

Nel Mondiale costruito mediaticamente sull’esplosione di Neymar, sulla consacrazione definitiva di Messi e sullo scontro all’ok corral tra i due, c’è una nuova stella, anzi un fenomeno, che rischia di mettersi di traverso: ha fatto cinque gol in quattro partite, è il capocannoniere, si chiama James Rodriguez Rubio, i tifosi colombiani lo chiamano "Ame". Ha 22 anni, lo sguardo limpido, il fisico elegante e dinoccolato di un James Stewart ma nei dintorni dell’area di rigore è più assassino di Liberty Valance. Lo stop di petto che fa scivolare la palla aderente al corpo fino all’altezza ottimale per un sinistro al volo che il portiere nemmeno vede, si infila sotto la traversa e mette in ginocchio una difesa uruguagia più chiusa di una cozza, è da cineteca, semplicemente il più bel gol visto finora. La Colombia incontrerai quarti il Brasile, reduce da centoventi minuti di spasmi e di strizza blu contro cileni mai domi che hanno pure sfiorato il colpaccio all’ultimo minuto.  La Colombia ha un vero 9, anzi due centravanti, Teofilo Gutierrez e Jackson Martinez e poi il 10, Ame appunto, che gira attorno, va avanti e indietro, allarga e stringe, il movimento è ben sincronizzato, ha giocato con Jackson al Porto, i due hanno grande intesa. 

 

Altre squadre invece giocano con il finto nueve, senza centravanti di ruolo, è l’imprinting della filosofia di Guardiola prima al Barcellona, dove infatti non sapeva cosa fare di uno non proprio inutile come Ibrahimovic, e ora al Bayern dove sembra avere lo stesso problema con Mandzukic. Il guardiolismo contempla l’avvicinamento alla porta avversaria con strette trame e dai e vai tra esterni centrocampisti e tre quartisti che si muovono senza mai dare punti di riferimento ai difensori, tutti in grado di saltare l’uomo. La Germania di Loew ormai gioca così .

 

Anche il Brasile, non avendo più i 9 di una volta, i Ronaldo, i Romario, ha dovuto fare di necessità virtù. Solo che accanto a un Neymar che spazia, svaria, fa sponda e affonda, gli altri 9 non sono falsi: sono finti, nel senso che sono mediocri e a volte dannosi. Di Fred che tanto piace alle tifose pensavo più o meno quello che si poteva pensare del brasiliano che arrivò all’Inter di Moratti, che fosse il sosia di un divo di Hollywood con baffetti: dopo aver visto all’opera il suo sostituto, tale Jo, un lungagnone che non dribbla e non sa giocare spalle alla porta, Fred appare un campione. Oscar è un’ombra pallida che si trascina lungo l’out. E Hulk, che pure si è sbattuto alla morte con sgroppate di ottanta metri sotto il sole a picco, ha combinato più che altro guai, ha perso palla in zona proibita innescando l’azione del pareggio cileno e sbagliato il suo tiro dal dischetto. 

 

Neymar è sostanzialmente solo in avanti, può contare su eventuali inserimenti sopra tutto dei difensori. James Rodriguez invece ha al fianco un vero ariete e ali vere come il velocissimo Cuadrado. La Colombia, se supererà la paura di vincere che hanno i giovani di fronte alle loro maestà, sarà la grande sorpresa del torneo.

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  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.