L'Argentina che piace a Jack O'Malley (foto LaPresse)

Ma quale occhio di falco, il vero calcio si gioca senza arbitro

Jack O'Malley

Che quello di Benzema contro l’Honduras fosse gol lo avevo visto persino io dal Victory bar di Port Stanley. Il guardalinee aveva alzato la bandierina, l’attaccante francese correva già esultante verso i suoi tifosi e i sudamericani aggiornavano il pallottoliere. Invece si è dovuta inscenare quella buffonata dell’occhio di falco.

Port Stanley (Falkland). Che quello di Benzema contro l’Honduras fosse gol lo avevo visto persino io dal Victory bar di Port Stanley. Il guardalinee aveva alzato la bandierina, l’attaccante francese correva già esultante verso i suoi tifosi e i sudamericani aggiornavano il pallottoliere. Invece si è dovuta inscenare quella buffonata dell’occhio di falco, con arbitro giocatori e spettatori a guardare il megaschermo dello stadio che riproponeva il gol con una grafica da videogioco anni Novanta come neppure a Rai Sport si usa più. Non è gol – boato degli honduregni – anzi no, è gol – boato dei francesi. Cinque minuti persi per sapere quello che sapevamo già, con in più la beffa di scoprire (leggere le avvertenze) che comunque l’occhio di falco può sbagliare di 1,5 centimetri. Un’enormità, insomma.

 

Sì, lo so che in Premier League la scorsa stagione è stato usato, ma il fatto che la corruzione dei costumi sia penetrata persino in patria è da deplorare, non da esaltare. Io capisco che Blatter, da buon anziano, sia entrato in quella fase in cui si diventa maniaci della tecnologia, e che forse stufatosi dell’iPhone e dell’iPad abbia pensato di portare certe buffonate in campo, ma c’è un limite anche alle violenze carnali. Non bastava la schiuma da barba spruzzata sul campo dall’arbitro per segnare dove va messa la palla e dove deve stare la barriera, ora ci si mette pure l’occhio di falco a togliere bellezza e incertezza al gioco del calcio. Pensate se ci fosse stato nella finale del 1966, che ingiustizia.

 

Il fatto è che questo sport non è più lo stesso almeno dal 1891, da quando cioè venne introdotto il primo arbitro in una partita di calcio: per i 40 anni precedenti ce l’eravamo cavata benissimo senza, d’altra parte il calcio è gioco da gentlemen, se è fallo lo si ammette, se la palla è entrata lo si segnala.

 

[**Video_box_2**]Sia detto chiaramente: tutto ciò che aggiunge regole per cercare di migliorare il calcio, di fatto, lo snatura. Roba da frustrati, insomma. Non avevo bisogno di leggere la storia dell’inventore dello spray che scompare per capirlo: da piccolo il signor Pablo Silva (sì, è argentino, quindi difficilmente riesce ad ammettere una sconfitta) ha perso un torneo di calcio perché, in svantaggio 1-0 a due minuti dal termine, un suo calcio di punizione si è infranto sulla barriera avversaria, secondo lui troppo vicina. Da quel giorno lo Spider-Man del calcio argentino ha dedicato la vita a combattere questo sopruso, e si è inventato lo spray per tenere a distanza le barriere. Restando evidentemente convinto che se la barriera fosse stata più lontana lui non solo avrebbe segnato, ma la sua squadra avrebbe fatto anche il secondo gol. Lasciamoglielo credere, combatteremo anche questa: ci provarono già negli anni Ottanta a portare questa buffonata in Inghilterra – c’era di mezzo pure Bobby Charlton, nessuno è perfetto – ma noi li rispedimmo in fabbrica. Chiudo l’argomento con le parole di Gary Lineker: “Mi piace questo spray che scompare, si può usare anche su Blatter?”. Purtroppo no, anche se Fifa tv ha avuto un’idea simile: il responsabile delle immagini video del Mondiale ha ammesso che le telecamere negli stadi eviteranno di riprendere Blatter e Dilma Roussef durante le partite, e soprattutto di proiettarle sui megaschermi nello stadio: dai fischi della partita inaugurale si passerebbe facilmente alla rivoluzione popolare. A quel punto potrei prendere subito un volo diretto Port Stanley-Rio.