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La stretta brasiliana sulla sicurezza in vista dei Mondiali

Francesco Caremani

Secondo il report “Mapa da Violencia 2012”, patrocinato tra gli altri dal governo e dal Centro brasiliano di studi latinoamericani, redatto da Julio Jacobo Waiselfisz (Coordinatore dell’area di studi sulla violenza presso la Facoltà latinoamericana di Scienze Sociali), in Brasile dal 2002 al 2010 ci sono stati 418.414 omicidi, con una media di oltre 46.000 l’anno. Il governo di Dilma Rousseff ha stanziato un miliardo di euro per finanziare il piano di sicurezza durante i Mondiali di calcio, per ogni città ospitante ci saranno dai 3.000 ai 5.000 soldati e sei droni controlleranno lo spazio aereo. Che in Brasile la sicurezza pubblica sia un problema all’ordine del giorno è un dato di fatto, che le due cose siano collegate meno.

    Secondo il report “Mapa da Violencia 2012”, patrocinato tra gli altri dal governo e dal Centro brasiliano di studi latinoamericani, redatto da Julio Jacobo Waiselfisz (Coordinatore dell’area di studi sulla violenza presso la Facoltà latinoamericana di Scienze Sociali), in Brasile dal 2002 al 2010 ci sono stati 418.414 omicidi, con una media di oltre 46.000 l’anno. Il governo di Dilma Rousseff ha stanziato un miliardo di euro per finanziare il piano di sicurezza durante i Mondiali di calcio, per ogni città ospitante ci saranno dai 3.000 ai 5.000 soldati e sei droni controlleranno lo spazio aereo. Che in Brasile la sicurezza pubblica sia un problema all’ordine del giorno è un dato di fatto, che le due cose siano collegate meno. Perché, al di là dell’incolumità di tutti i protagonisti della manifestazione, è abbastanza chiaro che la preoccupazione maggiore siano le proteste che da più di un anno hanno scosso il Paese sudamericano, non tanto contro i campionati del mondo di calcio (come se i brasiliani di colpo avessero smesso di amare lo sport preferito) ma contro il prezzo che i cittadini pagheranno: Luis Fernandes, segretario esecutivo del ministero dello Sport, ha dichiarato che la spesa è pari a 13 miliardi di dollari, di questi l’85% è denaro pubblico. I soldi per adesso pare abbiano finanziato solamente la costruzione degli stadi e non le infrastrutture promesse alla popolazione, lavori destinati per la maggior parte ad aziende straniere. Mentre, com’è accaduto in Sudafrica, già 170.000 persone sono state costrette a lasciare definitivamente le proprie case; 30.000 solo a Rio de Janeiro.

    Proprio a Rio, nel Complexo da Maré, tre gruppi criminali si contendono il comando e ogni volta che la polizia entra nella favela ci sono sparatorie tra agenti e narcotrafficanti. Lo scorso 25 giugno, durante le proteste contro gli sprechi dei Mondiali, sono morti tredici abitanti e un agente del Bope (Agencia Publica ha realizzato un documentario). Il 9 ottobre, invece, a San Paolo un’auto della polizia è stata ribaltata, il Deic (Dipartimento per le indagini criminali) ha arrestato una coppia e l’ha incriminata in base alla legge di sicurezza nazionale, che risale ai tempi dei militari. Il 22 febbraio quaranta ragazzi sono stati convocati prima della manifestazione contro i Mondiali e hanno dovuto rispondere a domande tipo “Hai mai visitato la pagina Facebook dei black bloc?”. Secondo i giornalisti brasiliani indipendenti è un metodo per intimidire chi scende in strada con l’idea di assimilare black bloc, manifestanti in un’associazione a delinquere, scatenando le forti reazioni dei difensori dei diritti civili.
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    Sempre a Rio de Janeiro il segretario alla pubblica sicurezza, José Mariano Beltrame, ha chiesto al parlamento di approvare una legge contro il reato di ‘associazione a scopo di provocare disordini’ per vietare l’uso delle maschere durante i cortei, mentre il governo federale sta pensando a una proposta di legge per limitare i diritti dei manifestanti durante la coppa del mondo. Attualmente sono 602.000 gli agenti impegnati nella sicurezza pubblica, mentre nello stato di Rio sono state pacificate 40 favelas; Favela Rocinha è monitorata da 80 telecamere, 500 sono state installate in tutta la città. Intanto crescono le quotazioni delle società private. Una delle più famose è la francese Maori che nel 2013 ha dichiarato un fatturato di 15 milioni di euro (+20% sull’anno precedente, previsto il raddoppio entro il 2018). Già presente al Roland Garros e ai Mondiali per Club in Marocco, ha un contratto con l’Atletico Mineiro e sicuramente sarà presente in Brasile per difendere interessi e dirigenti delle società francesi coinvolte nei Mondiali e no: “un’iPad può essere rubato a Parigi come a Rio de Janeiro, solo che qui lo fanno con la pistola”, ha sottolineato il fondatore Frédéric Giqueaux che ha iniziato nel 2001 e che oggi ha 600 dipendenti in tutto il mondo. Maori sembrava vicina a vincere l’appalto per i Mondiali, ma alla fine il governo brasiliano ha scelto diversamente. Durante la manifestazione il Paese sarà mediaticamente aperto al mondo e non sarà facile dare una bella immagine di sé, tra la manifestazione e le possibili continue proteste contro i Mondiali; anche perché il pugno di ferro fino ad ora si è rivelato controproducente.