La polizia di Rio de Janeiro nella favela di Maré (LaPresse)

Brasile violento. La polizia può sparare

Maurizio Stefanini

La morte di una bambina di 8 anni, colpita da una pallottola vagante, riaccende le proteste contro la “dottrina Witzel”, il governatore di Rio de Janeiro, che ha ufficializzato le “squadre di cecchini”: “La polizia mirerà alla testa e fuoco!”

“Tra giugno e settembre gli omicidi in Braile si sono ridotti del 20 per cento”, aveva annunciato appena due settimane fa in una intervista al Wall Street Journal Sérgio Moro: già giudice star della Tangentopoli brasiliana, e ora ministro della Giustizia e della Sicurezza pubblica di Bolsonaro. Proprio la diffusa richiesta di far calare un numero di morti ammazzati che in cifra assoluta è il più alto del mondo era stata una delle più potenti motivazioni per il voto che ha portato lo stesso Bolsonaro alla presidenza. Ma adesso sorgono forti interrogativi sulla politica messa in campo per risolvere il problema dopo la morte di Agatha Felix: una bambina di 8 anni che venerdì a Rio de Janeiro è stata uccisa da una pallottola vagante alla schiena. Un proiettile che era stato sparato dalla polizia militare durante una operazione nella favela del Complexo do Alemão.

 

Non solo dopo il funerale di domenica ne sono seguite veementi proteste in piazza e sui social network. Anche l'Osa e l'Onu ne hanno chiesto ragione al presidente brasiliano, già nell'occhio del ciclone per la gestione della crisi amazzonica. Ma in realtà colui a cui potrebbe andare sia il merito per il calo degli omicidi sia la colpa per la morte di Agatha è un altro: il governatore di Rio de Janeiro Wilson Witzel, che secondo molti con la sua linea durissima contro il crimine ambirebbe a sfidare Bolsonaro alle prossime presidenziali.

   

“La polizia mirerà alla testa e fuoco!”, spiegò Witlzel della sua politica sulla sicurezza in una intervista rilasciata a O Globo lo scorso novembre, dopo la sua elezione ma prima del suo insediamento. Un recente rapporto spiega che la “Dottrina Witzel” è consistita nella creazione di “squadre di cecchini” che a partire dallo scorso 31 marzo hanno iniziato a essere spiegate in maniera “assolutamente segreta”, con l'ordine di “neutralizzare” subito “in modo letale” chiunque portasse un fucile.

    

In effetti, la polizia operava già in questo modo. Giusto un anno fa ci fu il caso di Rodrigo Alexandre da Silva Serrano: un 26enne ucciso perché indossava un marsupio porta-bambini scambiato per un giubbotto antiproiettile e aveva in mano un ombrello scambiato per un fucile. A sparare furono le Unità di polizia pacificatrice, create per rimettere ordine nelle favelas al tempo di Lula. Ma Witzel ha ufficializzato il metodo, dandogli la sua piena copertura politica. Anzi, ha promesso che la polizia avrebbe potuto sparare anche da elicotteri e con droni armati.

  

Quando Moro rilasciò l'intervista al Wsj, il Forum brasiliano sulla Sicurezza pubblica aveva appena attestato una cifra di 57.341 omicidi in un anno: sempre il record mondiale, ma il 10 per cento in meno rispetto a un anno prima. I genitori di Agatha denunciano però che la bambina è stata colpita dalla pallottola mentre si trovava su un furgone con la nonna: non durante un conflitto a fuoco, come affermato dalla polizia, ma mentre gli agenti sparavano contro due soggetti in moto.

   

Secondo la ong Fogo Cruzado, Agatha è il quinto minore a essere ucciso nel corso di un'operazione della polizia nell'anno in corso. La stessa ong sostiene che nel 2018 gli uccisi dalla forza pubblica nella favelas di Rio erano stati 6.220: il 19,6 per cento in più che nel 2017. Era prima di Witzel: ma la sensazione di molti è che la sua “dottrina” accentui questa spinta a far calare gli omicidi in generale al costo di far crescere le vittime della polizia. Comunque, per il caso Agatha, Witzel non ha ancora chiesto scusa.