Indagine sull'MH370

Daniele Raineri

Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo interessante sulla sparizione del volo Malaysia Airlines 370 e dei suoi 238 passeggeri, avvenuta ormai sei giorni fa. Secondo uomini che stanno facendo indagini per conto del governo americano, l’aereo ha continuato a volare per circa quattro ore dopo l’ultima posizione conosciuta. Gli investigatori ritengono che  il volo sia durato in tutto cinque ore, basandosi sui dati che i motori del Boeing inviavano automaticamente a terra come parte di un programma di manutenzione e controllo. In sintesi: l’aereo non era più visibile sui radar e non ha più parlato con le torri di controllo, ma i motori hanno continuato a inviare dati, escludendo la possibilità di un inabissamento improvviso. (Guarda la gallery).

    Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo interessante sulla sparizione del volo Malaysia Airlines 370 e dei suoi 238 passeggeri, avvenuta ormai sei giorni fa. Secondo uomini che stanno facendo indagini per conto del governo americano, l’aereo ha continuato a volare per circa quattro ore dopo l’ultima posizione conosciuta. Gli investigatori ritengono che  il volo sia durato in tutto cinque ore, basandosi sui dati che i motori del Boeing inviavano automaticamente a terra come parte di un programma di manutenzione e controllo. In sintesi: l’aereo non era più visibile sui radar e non ha più parlato con le torri di controllo, ma i motori hanno continuato a inviare dati, escludendo la possibilità di un inabissamento improvviso. “L’indagine resta fluida”, avverte il Wall Street Journal, e quindi non c’è alcuna certezza. Se questa pista del volo continuato fosse confermata, ci sarebbero (almeno) due conseguenze. La prima è che l’area delle ricerche già difficili ora diverrebbe gigantesca: un raggio di quattromila chilometri, che comprende Pechino a nord e una parte del continente australiano a sud. (Guarda la gallery).

    Trovare l’aereo potrebbe diventare impossibile: mancano 25 giorni prima che le batterie di un dispositivo che segnala la posizione della scatola nera dell’aereo anche da sott’acqua, poi il relitto – se l’aereo è caduto in fondo all’oceano o su una parte disabitata di terraferma – diverrà “muto”. La speranza più recente due giorni fa era legata all’immagine di alcuni detriti in mare scattata da un satellite cinese, ma si è rivelata una falsa pista. La seconda conseguenza è che le ipotesi sulla sparizione cambiano: l’articolo del Wall Street Journal citano la presenza ai briefing sulle operazioni di ricerca anche di agenzie di sicurezza che si occupano di lotta al terrorismo. La pista in questo caso è di una sparizione pianificata dell’aereo, forse anche “con l’intenzione di usarlo in un altro momento per un altro scopo”. In questo caso le altre ipotesi, un errore dei piloti o un guasto tecnico disastroso – il Boeing aveva già avuto un incidente a un’ala, che si era spezzata – sarebbero scartate.

    Il giornale malese The Star riporta anche le quattro diverse testimonianze arrivate alla polizia da gente in barca che riferisce di un aereo che quella notte volava sul mare a quota bassissima. La polizia malese ha fatto ricerche nella casa di almeno uno dei due piloti, uno giovane e uno considerato espertissimo. Cerca qualche indizio che possa collegarli all’estremismo militante islamico o a un altro movente. A una domanda del Foglio, risponde che la vita del giovane ha passato i controlli sul background, ma che dell’altro pilota “non possiamo ancora dirlo con sicurezza”.

    Il ministro dei Trasporti malese, Hishammuddin Hussein, ieri ha smentito l’articolo del Wall Street Journal, dicendo che   il suo team ha parlato con la compagnia di bandiera e con la Rolls-Royce – che produce i motori – ed entrambe affermerebbero che l’articolo del Wall Street Journal è sbagliato (ieri è rimasto tutto il giorno come apertura della homepage del giornale americano). Rolls-Royce non ha rilasciato alcun commento al Wall Street Journal.

    Ieri un articolo in prima pagina sull’International New York Times rivelava che le autorità malesi hanno tenuto nascosto per quattro giorni alcune tracce radar che potenzialmente potrebbero appartenere all’aereo scomparso, mentre tentavano di decifrarle. L’articolo nota che il governo malese e la compagnia aerea hanno dato informazioni “imprecise, incomplete e talvolta sbagliate […] ed è successo che i funzionari civili abbiano contraddetto le dichiarazioni dei capi militari”. La maggior parte dei passeggeri era di nazionalità cinese e la stampa cinese ora è furiosa per le informazioni vaghe e contraddittorie fornite dai malesi. La notizia arrivata da Kuala Lumpur che l’aereo abbia invertito la rotta è solida, ma non certa.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)