L'analisi dell'Independent

Il soft power logora chi non ce l'ha

Michela Maisti

Come ogni anno il magazine più sfogliato dagli ambiziosi del mondo, Forbes, ha stilato la classifica dei personaggi più potenti. Stavolta in cima alla lista c'è il presidente russo Vladimir Putin. Il suo omologo americano, Barack Obama, ha dovuto accontentarsi del secondo posto in classifica, dopo che nel 2010 era stato già derubato del primato dal premier cinese Hu Jintao. Se esistesse ancora il blocco sovietico, tirare le somme per stabilire chi sia stato il vincitore della Guerra fredda sarebbe un gioco da ragazzi.

    Come ogni anno il magazine più sfogliato dagli ambiziosi del mondo, Forbes, ha stilato la classifica dei personaggi più potenti. Stavolta in cima alla lista c'è il presidente russo Vladimir Putin. Il suo omologo americano, Barack Obama, ha dovuto accontentarsi del secondo posto in classifica, dopo che nel 2010 era stato già derubato del primato dal premier cinese Hu Jintao. Se esistesse ancora il blocco sovietico, tirare le somme per stabilire chi sia stato il vincitore della Guerra fredda sarebbe un gioco da ragazzi.

    Al di là di questo nuovo assetto nell’economia mondiale dei potenti (curiosità: il quarto posto quest’anno se l’è aggiudicato il neo-Papa Bergoglio) quel che salta di più agli occhi sono i parametri utilizzati dal business magazine americano per stabilire cosa sia davvero il “potere”.
    Come scrive il quotidiano britannico Independent, infatti, dal punto di vista dell’“hard power” l’America manterrebbe ancora il suo primato. Il budget che il governo di Obama destina agli armamenti, infatti, è ancora il più alto fra tutti e la presenza sul campo del suo esercito può difficilmente avere validi rivali. Lo stesso per quanto riguarda l’avanzamento tecnologico e gli investimenti economici che la govenance destina agli ambiti che foraggiano lo sviluppo della nazione.

    Conti in regola quindi, da un punto di vista formale, almeno secondo i criteri standard. Troppo poco però per Forbes che assegna la palma della sua classifica a chi il potere non solo ce l’ha, ma lo sa anche usare bene. L’independent parla di “soft power” e nel 2013 è stato questo quel che è mancato a Obama. E che Putin invece ha avuto, esercitando in modo più pesante e influente la sua leadership rispetto al collega americano.

    Troppo poco “comfortable”, direbbero gli inglesi. Impacciato, non a suo agio nel suo ruolo, goffo, diremmo noi del primo presidente nero della storia americana. Che la colpa sia stata del Nsagate, della gestione delle missioni militari all’estero, dell’inghippo sull’Obamacare o di quella storiaccia dello shutdown, resta il fatto che Obama non è riuscito a essere abbastanza convincente.

    Una pessima annata per Mister Obama. Che potrà sempre rimediare nel 2014. A meno che, come fa notare maliziosamente l’Independent, l’anno prossimo la vittoria non tocchi al capo della Fifa Sepp Blatter che dal sessantanovesimo posto potrebbe schizzare al primo grazie ai mondiali di calcio di Rio. Questione di "soft power".