Putin ha un'idea sui ceceni di Boston e una priorità con Obama

Luigi De Biase

Mosca. Chi c’è dietro i fratelli Tsarnaev, i due giovani che hanno piazzato le bombe alla maratona di Boston e hanno costretto l’Fbi alla lunga caccia all’uomo terminata venerdì notte? Secondo Andrei Soldatov, un esperto russo di sicurezza e di servizi segreti, Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev sono terroristi e sono ceceni, ma non sono “terroristi ceceni”: i loro complici, ammesso che ci siano, vanno cercati negli Stati Uniti, sul luogo della strage, anziché nei villaggi del Caucaso. “Il fatto è che i due Tsarnaev non hanno il profilo del terrorista ceceno – dice Soldatov durante una conversazione con il Foglio avvenuta a Mosca – La loro storia ha ben poco a che vedere con i ribelli che vivono sulle montagne del Caucaso, o con i giovani che lasciano Grozny per studiare nelle madrasse in Egitto o in Pakistan”.

    Mosca. Chi c’è dietro i fratelli Tsarnaev, i due giovani che hanno piazzato le bombe alla maratona di Boston e hanno costretto l’Fbi alla lunga caccia all’uomo terminata venerdì notte? Secondo Andrei Soldatov, un esperto russo di sicurezza e di servizi segreti, Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev sono terroristi e sono ceceni, ma non sono “terroristi ceceni”: i loro complici, ammesso che ci siano, vanno cercati negli Stati Uniti, sul luogo della strage, anziché nei villaggi del Caucaso. “Il fatto è che i due Tsarnaev non hanno il profilo del terrorista ceceno – dice Soldatov durante una conversazione con il Foglio avvenuta a Mosca – La loro storia ha ben poco a che vedere con i ribelli che vivono sulle montagne del Caucaso, o con i giovani che lasciano Grozny per studiare nelle madrasse in Egitto o in Pakistan”. Soldatov segue le vicende dei ribelli ceceni da quindici anni, il suo ultimo libro si chiama “Novoe Dvoryanstvo” (nuova nobiltà), è dedicato ai servizi segreti ed è stato tradotto in cinque lingue.
    Nel Caucaso, dice, sono rimasti circa cinquecento ribelli guidati dal comandante Dokka Umarov, che ha annunciato la nascita dell’Emirato del Caucaso nel 2007. Si tratta di una guerriglia radicale e vicina ad al Qaida, oggi è divisa e appare molto debole rispetto al passato, ma è sempre in grado di portare a termine attentati sanguinosi (37 persone sono morte nell’attacco all’aeroporto Domodedovo di Mosca nel 2011, e l’anno prima due kamikaze hanno fatto almeno 40 vittime nei tunnel della metropolitana).

    Nel caso delle bombe di Boston, sono gli stessi ribelli a prendere le distanze: il comando di Velayat Dagestan ha smentito ogni legame con i due fratelli domenica pomeriggio, e il messaggio è circolato in fretta sui siti internet del jihad ceceno. “E’ una circostanza di cui tenere conto, perché di solito questi gruppi fanno grande pubblicità alle loro azioni – dice Soldatov - Nessuno è ancora riuscito a trovare un legame credibile fra i terroristi del Dagestan e della Cecenia e i due fratelli Tsarnaev. Bisogna ricordare che i ribelli non hanno attaccato un solo obiettivo occidentale negli ultimi quindici anni, eppure avrebbero potuto colpire ambasciate e banche straniere in ogni angolo della Russia se avessero voluto. Altro elemento: se i fratelli Tsarnaev avessero davvero contatti nel Caucaso, a questo punto avremmo già assistito a interrogatori e anche a qualche arresto. Ma niente di tutto questo sta avvenendo”. Soldatov non è fra quelli che pensano che i ceceni di Boston abbiano fatto tutto da soli. “Mi sembra poco probabile – dice al Foglio – E’ vero che le istruzioni per costruire una bomba si trovano su Internet, ma non si tratta di un’operazione semplice: bisogna trovare l’esplosivo, mettere insieme l’ordigno, fare le prove, e se tutto va bene, se la bomba non ti esplode fra le mani, bisogna poi organizzare l’attacco dal punto di vista logistico. E’ possibile che i Tsarnaev abbiano ricevuto sostegno da qualcuno, ma cercherei altrove quel punto d’appoggio. Dopotutto, il tipo di bomba che hanno usato si è già visto in Afghanistan”.

    Nei giorni scorsi Vladimir Putin e Barack Obama hanno discusso della strage al telefono, e ora il Cremlino e la Casa Bianca sembrano interessati a collaborare di più sul tema del terrorismo. “I servizi russi non avevano molte informazioni sui Tsarnaev, per questo il loro messaggio all’Fbi sulla pericolosità di Tamerlan era vago ed è stato sottovalutato dall’Fbi. A Mosca avevano soltanto notizie raccolte su Internet, su YouTube e sui social network usati da Tamerlan. Nessuna informazione ‘sul campo’. I dettagli della collaborazione fra Washington e Mosca resteranno nel riserbo, ma Putin è interessato ad avere l’aiuto degli americani in previsione delle Olimpiadi di Sochi, nel 2014: evitare attacchi durante i Giochi è la priorità del Cremlino”.