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Crisi non sprecate

La catastrofe siriana fa splendere il russo Putin di una nuova grandeur

La crisi in Siria ammanta il presidente russo, Vladimir Putin, di una nuova grandeur. Putin interviene all’ultimo momento e ferma le operazioni militari americane contro la Siria (anche se sarebbero state “unbelievably small”). Putin allunga la vita del suo alleato a Damasco, il presidente Bashar el Assad, dimostrando da amico generoso tutto il suo potere di protezione. Putin si schiera a difesa della prevalenza della diplomazia sulla guerra, della legge internazionale e del prestigio delle Nazioni Unite. Putin, Putin, Putin.

12 SET 2013

La diplomazia irreale

Perché la proposta Kerry sulle armi chimiche di Assad non funziona

La proposta Kerry sul trasferimento immediato di tutte le armi chimiche siriane sotto una non meglio specificata responsabilità internazionale ieri si è consolidata in un argomento diplomatico serio – anche se non per questo meno irreale, considerate le difficoltà tecniche pressoché insormontabili. Il presidente Barack Obama ha parlato con il premier britannico, David Cameron, e con il presidente francese, François Hollande, e tutti e tre sono d’accordo sul portare la proposta in Consiglio di sicurezza alle Nazioni Unite.

10 SET 2013

Stavi parlando sul serio, Kerry?

Ieri la Russia e la Siria hanno trasformato una boutade della diplomazia americana in una manovra per ritardare le operazioni militari contro l’esercito del presidente Bashar el Assad. O almeno così era stata fatta passare, come una boutade irrilevante, prima di diventare un argomento politico serio. Il segretario di stato americano, John Kerry, in conferenza stampa a Londra ha risposto così alla domanda di un giornalista, se fosse ancora possibile per Assad evitare la guerra: “Certo, se consegnasse ogni singolo pezzetto delle sue armi chimiche alla comunità internazionale entro la prossima settimana. Se le consegnasse senza ritardo e anche consentendo il completo e pieno controllo sull’inventario. Ma non sta per farlo e non può essere fatto”.

09 SET 2013

Il generale che può fare pace in Siria

“Beautiful”, ha detto ieri il presidente americano Barack Obama guardando il Palazzo di Costantino e il cielo di San Pietroburgo. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui e sul presidente russo, Vladimir Putin, per leggere il loro linguaggio del corpo – la decifrazione riempie i discorsi dei diplomatici – durante l’unico incontro faccia a faccia previsto ieri dal programma del G20, quello del saluto rituale in piedi ai capi di stato che arrivano in limousine. Ma gli osservatori sono andati delusi. L’incontro è durato 15 secondi, una stretta di mano franca, sorrisi esagerati e “Beautiful”, appunto.

06 SET 2013

Il fronte sud di Obama in Siria

Il New York Times racconta gli incontri del presidente americano Barack Obama con i leader del Congresso e con i senatori repubblicani, per convincerli ad appoggiare la guerra – in forma limitata – contro l’esercito siriano e il governo di Bashar el Assad. Sepolto a metà del resoconto, ecco un passaggio cruciale: il presidente per far intendere ai senatori che sta facendo qualcosa di concreto oltre a pensare agli strike dice che “una prima squadra di ribelli addestrati dalla Cia è già entrata in Siria”. L’esistenza di un programma di addestramento per ribelli gestito dai servizi segreti americani in Giordania è la grande zona d’ombra della guerra civile siriana.

05 SET 2013

La bufala della “vittoria”

Perché Assad è costretto a ricorrere alle armi chimiche a Damasco

Il presidente siriano Bashar el Assad dice che le accuse contro di lui per le stragi con le armi chimiche sono illogiche. “Che beneficio avrei a usare le armi chimiche quando la nostra situazione sul terreno oggi è migliore dell’anno scorso? Perché un esercito, di qualsiasi stato, userebbe armi di distruzione di massa proprio nel momento in cui sta facendo progressi con le armi convenzionali?”, ha chiesto lunedì all’intervistatore del Figaro. Il governo siriano preme su questa narrativa: ha recuperato l’iniziativa militare e sta vincendo, quindi non avrebbe bisogno di usare il gas.

04 SET 2013

Obama chiede i superpoteri

Il 9 settembre l’Amministrazione Obama chiederà al Congresso di approvare il testo di una Autorizzazione per l’uso della forza militare (Authorization to use Military Force, d’ora in poi: Aumf). Se approvata nella sua interezza, darà alla Casa Bianca poteri amplissimi, che vanno molto al di là degli strike limitati di cui si è parlato finora. Nel testo originale dell’Aumf non c’è nessun limite specifico sull’identità dei bersagli e questo vuol dire che il presidente Barack Obama potrà bombardare non soltanto l’esercito di Bashar el Assad, ma anche fazioni dei ribelli siriani, se per esempio sono in possesso di armi chimiche o stanno per entrarne in possesso.

02 SET 2013

Le fregnacce intollerabili sulla Siria

Un minimo di chiarezza nel dibattito sulla strage con armi chimiche in Siria e sull’intervento internazionale che potrebbe seguire. Ecco cinque argomenti infondati che circolano molto. C’è chi dice: “Assad non è stupido, non avrebbe attaccato con armi chimiche proprio quando c’era una squadra di ispettori Onu a Damasco”. Damasco ha completamente gestito la situazione. E’ vero che gli ispettori dell’Onu alloggiavano al Four Seasons, un hotel a cinque stelle nel centro della capitale distante tra i quindici e i venti chilometri dai siti colpiti con armi chimiche e sarebbero potuti andare sul posto in meno di un’ora di automobile.

31 AGO 2013

Coalition of the unwilling

Il fronte politico contro il presidente Bashar el Assad si sta sgonfiando come un soufflé, non altrettanto quello militare: ieri un quinto incrociatore americano con missili Tomahawk s’è aggiunto agli altri posizionati davanti alla costa della Siria. I cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si sono riuniti di nuovo ieri pomeriggio al Palazzo di vetro, su richiesta dei russi. Due giorni fa un primo meeting per discutere una risoluzione che autorizzasse l’intervento armato contro il governo e l’esercito siriani era finito in un nulla di fatto, come largamente previsto, con gli ambasciatori russo e cinese che hanno semplicemente abbandonato i loro posti e sono usciti dalla porta. Ferraresi I “falchi umanitari” sussurrano a Obama (e ai giornali) ma il Congresso chiede una strategia

29 AGO 2013

Doppio strike: prima Assad, poi il jihad

La paura degli strike americani mette pressione all’establishment di Damasco e apre le prime crepe tra i lealisti del presidente Bashar el Assad. Da due giorni c’è traffico in uscita sulla corsia preferenziale dell’autostrada che corre tra la capitale e Beirut – è la corsia militare usata dai vip siriani, che saltano i posti di blocco e i controlli (è la stessa usata anche dal gruppo libanese Hezbollah). La bolla di sicurezza che protegge il centro di Damasco, dove la vita continua a svolgersi nella normalità anche adesso, al terzo anno di guerra, ora non è più considerata invulnerabile in vista dei possibili bombardamenti, scrive Martin Chulov, inviato del Guardian a Beirut. Ferraresi Obama in guerra è un maledetto dettaglista e ignora gli imperativi morali - Carretta Multilateralista, a moi? Hollande è pronto ad andare in Siria senza Onu - L'editoriale Bonino e le basi della politica estera

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