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Il Canettone: quando il Natale diventa una questione di marketing per i cani

Andrea Marcenaro

Un negozio di cibo per animali propone il curioso regalo per gli amici a quattro zampe, ma siamo certi che i cani abbiano davvero bisogno di un panettone?

Amo il mio cane, sono genovese, si chiama “Pesto”.  Franca, in effetti, quel poco lo vizia, mangia solo robe vomitevoli, puzzolenti e secche. Per una volta vado io nel negozio che spaccia il cibo. La commessa è radiosa, purtroppo, allunga il solito paccone per Pesto sorridendo: “E’ Natale, sa?”. Non me lo dica, lo so eccome. “Anche Pesto ha diritto a far festa”. Vorrei vedere. “Allora, abbiamo il canettone”. Avete, mi perdoni? “Il canettone, il panettone per i nostri cani”. E’ una buona notizia. “Le aggiungo un canettone?” No, grazie. “Non compra il canettone?”. Grazie, no, ne vendete molti? “Vanno a ruba. Ma lei ama davvero gli animali?”. Credevo, signorina. “Buonasera allora, e tanti auguri”. A lei, cara. Bon. Ed esco con le pive nel sacco. Nondimeno: il canettone! Che non avevo nemmeno motivi, quanto a me, per disprezzare il canettone. Ma per niente. Era solo per non dimenticare, vedi mai la sfangassimo con Putin, che questi qui comunque restano. Buone feste.

  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.