
LaPresse
Andrea's Version
Ranucci e l'infinito lamento contro chi lo sculaccia per finta
Rivedi Sigfrido Ranucci, la sua indubbia vitalità, perfino la vertigine rotatoria delle sue sinapsi, ne apprezzi l’aggressività costantemente a braccetto con un’umanissima insicurezza; ne invidii la capacità di lavoro, essa sì, all’apparenza formidabile, o l’immedesimarsi con l’informazione nata “contro” poi, qui ti sbaglierai, essendo Sigfrido già contro perfino i più scancasciati della sinistra con con cui non fa mai tutt’uno. Bon.
Ascolti il suo lamento senza sosta, dove un tipo così non fa che sentirsi torturato dal potere, figurarsi, della Rai, dopo due urletti e due finte in ginocchio davanti a un governo che, per sempre per finta, lo sculaccia senza negargli mai niente. Lo riascolti allora, il tuo protagonista, lo riosservi, lo riguardi per tentare un’autocritica, vedi mai, piccina. E invece niente. Ti sovviene piuttosto, ogni volta, di come quel gran signore di Massimo Bordin, l’intelligente, l’elegante, l’inarrivabile Massimo Bordin, di fronte al verbo pietroso e roccioso di un Ranucci, avrebbe messo in onda: “Stampa e concime”.

Andrea's Version
Dopo Gratteri, con i magistrati tocca arrendersi


Andrea's Version