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Genova è la Giggina Di Maio dei capoluoghi

Andrea Marcenaro

Diventerà la prima città d’Italia, nemmeno la seconda, la prima, a sperimentare il trasporto urbano gratuito.  L’ha promesso il sindaco. Per combattere l’inquinamento da traffico, giura

Genova. La mia Genova. Il sugo per la pasta fatto solo di erba. L’invenzione rivoluzionaria della partita doppia nel sistema bancario. Per guadagnare due lirette in più. Il posto dove Giobatta moriva e vabbé: “ci avrà avuto il suo interesse”, si commentava contriti. Potevi ammazzare una dozzina di persone per notte, nell’angiporto, ma un debito di tre centesimi e ti incardinavano alla gogna della Colonna infame. La città in cui manovale si dice “massacàn” da quando diecimila pisani, prigionieri, vennero messi a costruire le mura mangiando ceci quando andava bene. E i trisavoli nostri, guardando da sotto, gridavano forte: “Amassèli cumme chén”, ammazzateli come cani. Tuttora si dice: massacàn.  Ecco. Sarà per questo che Genova diventerà la prima città d’Italia, nemmeno la seconda, la prima, a sperimentare il trasporto urbano gratuito.  L’ha promesso il sindaco. Per combattere l’inquinamento da traffico, giura. Sul serio. L’inquinamento. Mica a Bologna la piatta. A Genova marina. Con quella cazzo di tramontana che imperversa. Talché, sugli autobus, tra un po’ si viaggia gratis. Gratis. Dico gratis. A Genova. Si vede proprio, belìn, che di questi tempi è tutto un migliorare e tutto un progredire. Ti giri di là cinque minuti? Oplà. E ti diventa Genova, taccagna mia, avara secolare dei miei avi, la Giggina Di Maio dei capoluoghi.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.