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Per Rocco Siffredi si può chiudere un occhio

Andrea Marcenaro

Uno sconto sull'obbligatorietà dell’azione penale è possibile. Ma solo in un caso 

Processo sì, processo no. Conflitto tra politica e giustizia: trent’anni di porcate e di menate. E la giustizia vera si trova intanto archiviata laggiù, nell’ultimo cassetto dei babbei. Bisogna insistere. Ce lo chiede l’Europa. Esiste un solo caso in cui, provocando comunque guai e avendo esso stesso il dovere di scomparire per saggi quanto decenti motivi (laddove finisce ancora per danneggiare i pavoni protagonisti senza produrre beneficio alcuno in chi dovrebbe goderne), esiste un unico caso, si diceva, di fronte al quale il ministro Bonafede capirebbe di dover chiudere un occhio vis à vis del secolare quanto volgare trucchetto nominato obbligatorietà dell’azione penale. Rocco Siffredi è il suo nome, il popolare, il recidivo, l’ergastolano, l’intramontabile 30 per 100 circa dei votanti.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.