A Milano Luigi Ghirri e le opere della collezione Luigi e Peppino Agrati

Luca Fiore

Due mostre da visitare nel weekend

Luigi Ghirri mette d’accordo tutti: chi si illude che si conosca solo col cervello e chi pensa che si ami solo col cuore. Il suo gelido impianto concettuale e il pathos dei suoi tramonti si fecondano l’un l’altro. Mai separarli. Artista italianissimo pensa, forse, in francese: “Comprenez-vous?”, “Oui, je vois”. “Capire” e “vedere” possono essere detti con lo stesso verbo. Qui viene esposto il suo lavoro sull’architettura, dove il paesaggio è inteso come luogo che può essere abitato. Da uomini amanti e pensanti. Nota a margine: l’allestimento di Sonia Calzoni è fighissimo, alla Triennale ci sanno fare.

Milano, La Triennale. “Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura”. Fino al 26 agosto

info: triennale.org

  


  

Dire che i brianzoli Luigi e Peppino Agrati commerciassero in viti e bulloni è un po’ riduttivo. Oggi l’azienda nata nel ’39 è una multinazionale. Succede che Luigi, morto nel 2016, dona a Intesa Sanpaolo la collezione di arte contemporanea di famiglia. Stima: 300 milioni. Ora per la prima volta viene esposta al pubblico. E c’è di che stupirsi: tutti i nomi giusti negli anni giusti. Melotti, Fontana, Burri, Schifano. Twombly, Ryman, Christo, Basquiat. Un “Triple Elvis” di Warhol che potrebbe permetterselo solo un fondo sovrano. Sembra il Moma, invece è Veduggio con Colzano (MB).

Milano, Gallerie d’Italia. “Arte come rivelazione. Dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati”. Fino al 19 agosto

info: gallerieditalia.com