Renato Brunetta

Marianna Rizzini

Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

    Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

    Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

    E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
    Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

    E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

    E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

    Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

    Renato Brunetta | Il Foglio
    Renato Brunetta | Il Foglio

    Renato Brunetta

    Marianna Rizzini

    Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

      Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

      Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

      E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
      Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

      E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

      E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

      Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

      • Marianna Rizzini
      • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

      Lettera ai difensori (ipocriti) dello smart working nella Pubblica amministrazione

      Ma quale luddismo. Ma quale ritorno al passato. E’ ora di fare del pubblico impiego il motore della responsabilità

      Renato Brunetta | Il Foglio

      Renato Brunetta

      Marianna Rizzini

      Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

        Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

        Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

        E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
        Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

        E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

        E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

        Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

        • Marianna Rizzini
        • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

        Per un'Italia migliore, senza dogmi

        Il post pandemia e le scelte del governo Draghi. La ripresa e la prosperità, le libertà individuali e il ruolo dello stato  spiegati dal ministro per la Pubblica amministrazione. Manifesto per una nuova economia sociale di mercato

        Renato Brunetta | Il Foglio

        Renato Brunetta

        Marianna Rizzini

        Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

          Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

          Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

          E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
          Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

          E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

          E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

          Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

          • Marianna Rizzini
          • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

          Sulla Pa, al governo, avremo coraggio. Ci scrive Brunetta

           Più innovazione e produttività. “Parlare di coesione sociale, battersi per il superamento dei dualismi pubblico-privato e garantiti e non  rientra tra le finalità di chi la ha condiviso l’intesa”

          Renato Brunetta | Il Foglio

          Renato Brunetta

          Marianna Rizzini

          Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

            Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

            Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

            E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
            Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

            E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

            E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

            Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

            • Marianna Rizzini
            • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

            L'intervento

            Sul Mes è prevalsa la propaganda invece dell'unità. Ecco perché ho votato in dissenso da Forza Italia

            Il deputato forzista è intervenuto alla Camera per annunciare il sostegno alla riforma del Fondo Salva-Stati, contrariamente alla linea del suo partito. "L'Europa non è più quella del 2012, ha finalmente trovato una strada solidale"

            Renato Brunetta | Il Foglio

            Renato Brunetta

            Marianna Rizzini

            Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

              Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

              Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

              E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
              Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

              E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

              E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

              Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

              • Marianna Rizzini
              • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

              Un virus populista da combattere: il sovranismo monetario

              Da Bagnai a Borghi. Perché chi vuole più Bce ma meno Europa lavora per avere una sfiducia sistemica nell’euro

              Renato Brunetta | Il Foglio

              Renato Brunetta

              Marianna Rizzini

              Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                • Marianna Rizzini
                • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

                No agli espropri di stato

                Sostenere le imprese con la liquidità è giusto. Trasformare la pandemia in un’occasione per rivitalizzare lo stato imprenditore è un rischio enorme. Per l’economia e la democrazia

                Renato Brunetta | Il Foglio

                Renato Brunetta

                Marianna Rizzini

                Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                  Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                  Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                  E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                  Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                  E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                  E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                  Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                  • Marianna Rizzini
                  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

                  L'altra Italia c'è

                  L’alternativa ai populisti passa da partiti desiderosi di non essere più schiavi del placebo populista. Un manifesto

                  Renato Brunetta | Il Foglio

                  Renato Brunetta

                  Marianna Rizzini

                  Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                    Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                    Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                    E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                    Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                    E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                    E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                    Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                    • Marianna Rizzini
                    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

                    I fannulloni sono ancora lì

                    Dieci anni fa la riforma Brunetta della Pubblica amministrazione. Una legge osteggiata, mai pienamente attuata. Il promotore la difende con la stessa “ingenua baldanza” di allora

                    Renato Brunetta | Il Foglio

                    Renato Brunetta

                    Marianna Rizzini

                    Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                      Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                      Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                      E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                      Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                      E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                      E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                      Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                      • Marianna Rizzini
                      • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

                      Perché lo spread oggi punisce l'Italia per la sua inaffidabilità

                      Siamo diventati un posto meno accogliente per gli investitori. Non è un complotto, è la conseguenza del contratto

                      Renato Brunetta | Il Foglio

                      Renato Brunetta

                      Marianna Rizzini

                      Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                        Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                        Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                        E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                        Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                        E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                        E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                        Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                        • Marianna Rizzini
                        • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.

                        Il Rosatellum premia le coalizioni, Mattarella se ne ricordi per l'incarico

                        Piaccia o non piaccia, la ratio dell’attuale legge elettorale è quella di spingere i partiti a coalizzarsi fra loro per determinare scenari, post voto, di “tendenziale stabilità”

                        Renato Brunetta | Il Foglio

                        Renato Brunetta

                        Marianna Rizzini

                        Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale.

                          Al ministero della Funzione pubblica servirebbe il conforto di Giorgio Gaber, grande cantautore e soave ridicolizzatore di etichette – “che cos'è la destra, cos'è la sinistra?”, cantava (guarda il video), prendendo in giro chi si attaccava persino alla vasca (di destra) e alla doccia (di sinistra), al culatello (di destra) o alla mortadella (di sinistra), per distribuire patenti di appartenza politico-sociale. Solo Gaber, infatti, fosse ancora in vita, potrebbe sciogliere il cruccio che, a giorni alterni, irrigidisce il volto dell'energico e ubiquo Renato Brunetta, “uomo di sinistra” per autodefinizione e ministro in un governo di centrodestra.

                          Perché su Brunetta è sempre tutto un borbottio, un giorno in un polo e un giorno nell'altro. Ecco che il guaio sorge a sinistra allorché il ministro lancia la campagna antifannulloni e non solo si inalberano, com'era prevedibile, i lavoratori statali – fannulloni e non – ma dalla Cgil Guglielmo Epifani, in un sussulto di iper orgoglio sindacale, dà il “la” al grande allarme per i cosiddetti licenziamenti selvaggi nelle Ferrovie dello stato (che siano gremite di lavativi o meno non importa: l'importante è gridare “dàgli a Brunetta”). Ovvio, tuttavia, che il sindacato contesti, meno ovvio che Brunetta si metta, trasmissione tv per trasmissione tv, lettera ai giornali per lettera ai giornali, a rispondere a ogni mugugno, per convincere, smentire, rilanciare, addolcire e ricordare che comunque i fannulloni con lui non passeranno. E nonostante l'agosto inoltrato, dalla scoscesa Ravello, Brunetta continua a dire che no, la vera sinistra non è quella di Epifani, ma quella dei “sessanta milioni di italiani che vogliono vedere premiato il merito e puniti i furbi”. E dunque Epifani “faccia autocritica”, è il corollario brunettiano, ma d'autocritica nel sindacato non c'è traccia, anzi: non appena Brunetta dice che “l'effetto annuncio”, da solo, ha riportato al lavoro molti assenteisti, ecco che una nuova categoria di lavoratori insorge – ma come parla, questo ministro, ma quali fannulloni, così penalizza quelli che lavorano sul serio.

                          E non basta, perché se poi Brunetta annuncia di voler pubblicare online i curricula dei medici per “l'operazione verità”, in modo che la gente “giudichi da sé” ed eviti “i macellai”, i medici naturalmente insorgono – che stupidaggine, ma quandomai dal curriculum si capisce se uno è davvero bravo, macché macellai, Brunetta misuri le parole. Crudele nemesi, questa, giacché il ministro rispetta immensamente i macellai (quelli veri), lavoratori e proletari come suo padre – che era venditore ambulante – tanto che ha lodato in pubblico il mitico Fabrizio, star della bistecca nel programma tv “In punta di coltello”. Ma non c'è nulla da fare: l'Ordine dei medici, nel frattempo, ha già chiesto l'intervento del ministro Sacconi per “fermare una spirale di parole inutilmente devastante”.
                          Né va meglio quando l'intrepido Brunetta, in tandem con l'altrettanto intrepido ministro per l'Attuazione del programma Gianfranco Rotondi, si mette alla testa della fronda di “liberi pensatori” del Pdl, paladini dei diritti delle coppie di fatto, facendosi promotore, anche se a titolo personale, dei “Didore”, una sorta di Dico “limitati alla sfera del diritto privato” (in modo da disinnescare preventivamente le critiche da destra, pensavano i due ministri).

                          E invece no. Non passa un minuto che nel Pdl si solleva un coro di: ma che fa Brunetta? Hai voglia a spiegare che per lo stato sarà “costo zero” e che il governo non è coinvolto: a destra le adesioni sono poche (a parte Benedetto Della Vedova e Alessandra Mussolini) e a sinistra resiste la diffidenza (che non si placa neppure quando Imma Battaglia, presidente di DiGay project, dice di approvare l'idea del ministro. Anzi, il sospetto ricade pure su Imma che “non sta più con la sinistra”, così dicono i gay di area Franco Grillini). Ma tanto Brunetta non ha tempo di occuparsene, giacché su di lui è già piombato un altro “che dice?”. Trattasi delle critiche di Edmondo Berselli – una disamina dello stile comunicativo brunettiano, per Berselli ricalcato sui “format” tv di successo.

                          E così il ministro si vede costretto a rispondergli su Repubblica: caro Berselli, siete voi che vi comportate come in un format, io sono solo molto angosciato per la sorte “di chi ha figli in scuole che non formano, di chi corre al pronto soccorso e viene accolto con cartelloni di protesta … ho l'impressione che qualcosa di essenziale sfugga, a tanti critici per benino e di sinistra: il buon funzionamento dell'amministrazione serve ai più deboli, non ai più forti”. Ed è una piroetta gaberiana, la parola definitiva con cui però il ministro rischia, di contro, di essere investito da un anti-Moretti, pronto a scomunicarlo con un grido roboante: “A' Brunetta, dì qualcosa di destra”).

                          Guarda "Destra Sinistra" di Giorgio Gaber

                          • Marianna Rizzini
                          • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.