(foto LaPresse)

L'intervento

Sul Mes è prevalsa la propaganda invece dell'unità. Ecco perché ho votato in dissenso da Forza Italia

Renato Brunetta

Il deputato forzista è intervenuto alla Camera per annunciare il sostegno alla riforma del Fondo Salva-Stati, contrariamente alla linea del suo partito. "L'Europa non è più quella del 2012, ha finalmente trovato una strada solidale"

“Ringrazio la mia capogruppo Mariastella Gelmini e il mio Presidente Silvio Berlusconi per avermi concesso l'onore di parlare in dissenso: un attestato di fiducia che penso di aver meritato in 26 anni di militanza leale e continua. 

 

Lo scorso 26 novembre il Parlamento italiano, votando in maniera unanime sul quinto scostamento di bilancio per combattere la “pandemia economica”, diede al Paese un grande segnale di coesione, di condivisione, di unità, di forza e di speranza. Era un voto per l’Italia e mi onoro di aver lavorato per quel risultato. Oggi, invece, mi addolora costatare che in Aula non ci sia quello stesso spirito, nel dare pieno mandato al Presidente del Consiglio per il prossimo Eurosummit. 

 

Purtroppo è prevalsa la propaganda, lo spirito di parte, di schieramento, piuttosto che di unità. Ma così si indebolisce il Paese, non vince nessuno, è un gioco a somma negativa e l’Italia rischia di rimanere isolata. Il tema del contendere è la riforma del cosiddetto Fondo Salva-Stati. Per scienza e coscienza, secondo la formula di Ippocrate (in questo Paese malato forse Ippocrate ci sta anche bene), penso che il nuovo Mes (seppur imperfetto e ancora intergovernativo) sia migliore di quello creato in quel lontano e infausto 2012 (anno dell’Unione bancaria malamente costruita, del Fiscal Compact e della crisi finanziaria dei debiti sovrani, ma anche, per fortuna, anno del ‘whatever it takes’ di Mario Draghi), e che l'Europa di oggi sia migliore di quella di allora, un’Europa che nel dolore della pandemia, ha finalmente trovato una strada solidale, comunitaria, del ‘ci si salva tutti insieme’

 

Nel 2012 era un’Europa calvinista, dei “compiti a casa”, del debito come ‘colpa’ (nell’accezione tedesca), delle cicale e delle formiche, delle pesanti condizionalità, con il Mes e la sua natura intergovernativa, costruito in fretta e furia, con il Mes a rappresentare quella cultura e quella miopia di allora. Oggi, invece, siamo dentro una nuova fase e un nuovo paradigma. Il “nuovo Mes” rappresenta il ponte tra la vecchia Europa di egoismo e la nuova Europa solidale che sta per nascere. L’hanno chiamato ‘momento Hamilton’, ‘momento Merkel’, io lo chiamerei ‘Momento Europa’, dei nostri Padri fondatori. 

 

Con il vecchio Mes, si è fatta nascere la linea di credito pandemica per salvare le vite; con il nuovo Mes si farà nascere quel fondo per salvare le banche, che vuol dire salvare le economie e i risparmi dei cittadini. Con il backstop mettiamo fine alle conseguenze di quella tragica passeggiata a Deauville di Merkel e Sarkozy del 18 ottobre 2010, che provocò la crisi dei debiti degli Stati sovrani: “se un Paese si trova in stato di insolvenza, chi detiene i suoi titoli di Stato dovrà pagarne le conseguenze subendo un taglio del loro valore nominale”. L’errore di Merkel e Sarkozy verrà cancellato grazie al nuovo Mes che ha tutti i difetti di questo mondo, ancora intergovernativo, poco trasparente, ma il nuovo Mes, con il suo salva-banche, metterà fine a quel tragico errore dell’asse franco-tedesco del “private sector involvement”. Per queste ragioni, io non voterò contro la riforma del Trattato. Io voterò in dissenso dal mio partito. Il no alla riforma non sarà in mio nome”.

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