E' prosperity crisis per lo Champagne

Edoardo Narduzzi

Non tutte le recessioni vengono per nuocere. Il caso di maggiore successo è quello della Champagne.

    Non tutte le recessioni vengono per nuocere. Ai tempi della globalizzazione, un territorio o una regione, con un brand riconosciuto a livello mondiale per l’esclusività dei suoi prodotti, può conoscere un eccesso di domanda rispetto all’offerta, comunque limitata, ed entrare in una fase di disequilibrio strutturale. Altro che deflazione! Nel caso dell’enologia il super successo di un Terroir, trasformato in oggetto di consumo iconico a livello globale, incarna perfettamente questa situazione. Il caso di maggiore successo è quello della Champagne, la regione vinicola francese patria delle bollicine più domandate del mondo. Fino alla fine dello scorso secolo la regione vinicola più redditizia del pianeta viveva una situazione di relativa tranquillità. Domanda e offerta si incrociavano da anni e i prezzi si mantenevano in una situazione di equilibrio di lungo periodo. L’avvento del nuovo secolo targato globalizzazione ha rimescolato molte carte economiche dell’area dove si vinifica lo Champagne. Negli ultimi anni le vendite sono cresciute più rapidamente della produzione. Troppo più rapidamente, tanto che gli economisti hanno coniato un neologismo: prosperity crisis, perché i prezzi sono cresciuti così velocemente e così tanto percentualmente da aver determinato, sì uno squilibrio strutturale, ma generatore di ricchezza. Crisi, perché l’intera struttura dei prezzi della Champagne è stata rivoluzionata: i prezzi medi delle uve, quelli dei terreni, le tariffe degli enologi e così via. La crisi da prosperità è coincisa con l’esaurimento delle zone vitabili, quindi con la saturazione della “materia prima” territorio. Nonostante la Comité Interprofessionnel du vin de Champagne (Civc) avesse innalzato il limite della resa minima per ettaro dai 5 quintali degli anni Cinquanta ai 12,5 quintali del 2000. Tra il 1959 e il 2007 le vendite sono passate da 42 a 338 milioni di bottiglie con un incremento del 700 per cento, mentre il prezzo medio deflazionato dello Champagne è passato da 10 a 15 euro, segnando più 50 per cento.