Una fogliata di libri

Microgrammi


Roberto Carvelli

La recensione del libro di Robert Walser edito da Adelphi, 233 pp., 20 euro

Può darsi che io sia un pressappochista” sospetta Robert Walser in un verso di Là dove un tempo mi vide brava gente. Vorremmo tranquillizzarlo: lui è andato all’essenziale come i grandi naïf pittorici. Se esistesse un genere anche letterario naïf, parola sublime svilita negli anni in una condanna di dabbenaggine salvo riabilitazioni figurative, Walser l’incarnerebbe alla massima qualità. La stessa con cui ha vissuto ed è morto: sotto la cometa della natura come nell’etimologia latina relativa della parola francese, (nativus), cosa che lo rende luminoso a distanza d’anni e scoperte come nel caso recente di questi "Microgrammi", splendidamente offerti al lettore italiano dal suo editore principale, Adelphi, che nella cura dell’esegesi walseriana ha speso anni e edizioni. E’ morto, si diceva, come era vissuto: adagiato nella neve del 25 dicembre del 1956 passeggiando appena fuori dalla clinica psichiatrica di Herisau, la seconda dopo quella in cui l’aveva convinto a entrare la sorella – la malattia mentale sarà spesso un passo avanti all’intera famiglia del poeta. Ma è una fine invidiabile la sua e forse sì, il segno di una predestinazione: “Si è presi da una mano ignota, / a che pro imbronciarsi, se proprio così / doveva girare la ruota?” come in uno di questi testi di grafia fine qui raccolti e anche fotografati nei supporti casuali su cui sono stati annotati dallo svizzero.
 Si muore come si è vissuti e, nel caso degli scrittori si continua a vivere presso i lettori come si è nell’arte. Lontano da ogni riflettore e vicino ad ogni piccola fiammella di bellezza, lui. Belle sono le sue descrizioni naturalistiche semplici pennellate di un flâneur (“E non sapere nemmeno quanti abitanti ha questa città che giace, così serena e vasta, in una regione collinare, attraversata da un fiume che scorre e cade dalle cime montuose per poi con agio aprirsi a valle”). 
Belle le automeditazioni (“A nessuno auguro di essere me. / Solo io sono capace di sopportarmi: / sapere così tanto e aver visto tanto e / così niente, così niente dire”). Anche le donne su cui qui indugia talvolta con allegria conturbante (“Non aver timore, sarò come di seta”) talvolta con misantropia o adulazione. Poi ci sorprendiamo in tanta apparente antimodernità a scoprire la lucidità del futuro: “Ciò che forse caratterizza al meglio la nostra epoca è la disistima con cui l’odierno lavoratore ‹è› stato indotto a trattare se stesso. Egli ritiene che quello che fa non valga un fico, e ammira e apprezza solo e soltanto il non far niente, il vivere tra gli agi e le delizie”.

   

Robert Walser
Microgrammi

Adelphi, 233 pp., 20 euro

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