una fogliata di libri

Un'altra vita

Federica Bassignana

La recensione del libro di Amanda Hess edito da Einaudi, 280 pp., 19,50 euro

Che cosa significa diventare madri nell’èra digitale? Risponde la giornalista Amanda Hess nel suo libro Un’altra vita edito da Einaudi e tradotto da Alessandra Neve e Isabella Zani, dove a partire dal proprio vissuto personale intreccia dati, ricerche e osservazioni per raccontare l’esperienza della maternità in un mondo di crescente, e pervasiva, pressione degli algoritmi. “Internet sa molte cose di me, e in gran parte gliele ho dette io”, scrive l’autrice, sollevando sin da subito una riflessione su quale sia il confine tra ciò che diamo in pasto ai telefoni sulle nostre vite e su ciò che, invece, è privato e vogliamo che rimanga tale. La linea sottile – sempre più sottile – è la consapevolezza con cui viviamo e agiamo nella rete. Hess propone un’analisi lucida e documentata sulla sua gravidanza a partire dal momento in cui decide di diventare madre, fino alla nascita e ai primi anni di crescita del bambino: si apre così un mondo tecnologico fatto di app di monitoraggio del ciclo e della gravidanza, di algoritmi che dopo sole quarantotto ore dalla positività del test intercettano lo stato interessante dell’utente con pop up pubblicitari e contenuti ad hoc, di feed di Instagram che si trasformano rapidamente e di ricerche nel web per colmare ogni minimo dubbio. “Era sempre con me, a percorrere la mia gravidanza da dentro una tasca. Anche quando disattivavo le notifiche, mi ritirava dentro. Avevo sempre il collo inclinato come un trampoliere sopra il telefono, a spiare dentro la console del mio utero”, scrive Hess. Il suo corpo di donna e di madre viene capitalizzato, interpretato e valutato da infrastrutture tecnologiche che le creano uno stato di ansia, dipendenza, costante ricerca della perfezione e paura di fallire, mostrando come l’algoritmo possa plasmare l’esperienza di maternità oltre il proprio controllo: “Ho trascorso gran parte della gravidanza in pandemia, a casa, online. Tutto ciò mi ha privato del senso reale di comunità, in cambio di una versione monetizzata della maternità, filtrata dal web, che trasformava ogni mia paura in prodotto. L’algoritmo era uno specchio, un riflesso dei miei timori. Non vi riversavo le speranze o i sogni. Cercavo le mie paure più oscure. E loro tornavano amplificate”. Hess apre una profonda e quanto mai attuale riflessione su identità, realtà e tecnologia e svela l’altra faccia della medaglia di un ecosistema digitale che osserva e condiziona, ma che, alla fine, non può sapere tutto di noi.

Amanda Hess

Un’altra vita

Einaudi, 280 pp., 19,50 euro