Una Fogliata di libri
Sulla strada abbiamo un altro nome
La recensione del libro di Laura Cwiertnia edito da mar dei sargassi, 217 pp., 18 euro
Felicemente tradotto da Iolanda Balzano e Alessandra Iadicicco, questo romanzo segna il debutto nella narrativa di Laura Cwiertnia, nata a Brema Nord nel 1987 da una famiglia armeno-tedesca. E proprio a Brema Nord Karla, la protagonista del racconto, ha imparato fin da bambina cosa significa sentirsi esclusi. E come lei se ne era reso perfettamente conto, in un collegio religioso di Gerusalemme, il padre Avi; così la nonna Maryam, che è emigrata in Germania per esercitarvi mille mestieri e la bisnonna Armine, che lo aveva vissuto sulla propria pelle in un orfanotrofio di Istanbul. Al centro della narrazione si trovano dunque le vicende di una famiglia armena i cui complessi itinerari vengono svelati al lettore a poco a poco come, gradualmente, giunge a conoscerli la giovane Karla. Sarà la morte della nonna e il ritrovamento di un biglietto – recante un nome di donna e quello della capitale armena – a indurre la ragazza a partire, insieme al padre, per andare alla scoperta di una terra a cui entrambi appartengono ma che nessuno dei due ha mai visto: un paese che appare loro povero e affascinante, complesso e fiero, aspro e generoso. Attraverso un viaggio, che costituisce anche un cammino interiore, viene ricostruita la storia rimossa, trascurata, dimenticata di una famiglia e di un popolo. L’autrice dà così voce ai silenzi e ai segreti di quattro generazioni nonché al ricordo del genocidio di cui si è reso colpevole l’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916. Scrive l’autrice a proposito della spaventosa sorte che venne riservata agli armeni: “Esproprio, campi di concentramento, massacro, marce della morte. Violentati, picchiati, squarciati, fucilati, assetati, abbandonati. Soldati turchi, alleati tedeschi”. Un genocidio al quale si sarebbe poi aggiunto il pogrom del 1955: una strage di cui sarebbero state vittime le comunità armene malgrado gli sforzi profusi a nascondere la propria cultura e identità. Questo il significato del titolo che è stato dato al romanzo.
Grazie alla scorrevolezza e all’essenzialità della prosa, al plurilinguismo, alla stratificazione del lessico, alla rapidità del ritmo, alla capacità di variare i registri espressivi, Laura Cwertnia ci regala pagine davvero riuscite che appaiono inoltre permeate da un sottile senso dell’umorismo. Il tono colloquiale provvede infine a conferire una notevole icasticità ai tanti avvenimenti raccontati, mentre le diverse vicende vengono esposte attraverso brevi capitoli, ognuno dei quali porta il nome di un personaggio: il che consente al lettore di individuare immediatamente il periodo storico al quale ci si sta riferendo. Ci troviamo di fronte a un romanzo pregevole e meritevole di attenzione.
Laura Cwiertnia
Sulla strada abbiamo un altro nome
mar dei sargassi, 217 pp., 18 euro