una fogliata di libri

Lascia che la vita accada

Federica Bassignana

La recensione del libro di Sara Colombo, Ponte alle Grazie, 240 pp., 18 euro

“In questa vita non è difficile morire. Vivere è di gran lunga più difficile”, scriveva Majakovskij. Quanta verità in questi versi e soprattutto: quanta vita. Sofferta e amata allo stesso tempo. Ed è in questa linea sottile e fragile, da maneggiare e raccontare con cura che si insinua la delicata e commovente sensibilità di Sara Colombo nel suo romanzo d’esordio Lascia che la vita accada. Il titolo è tratto dai versi di Sylvia Plath, che l’autrice sceglie come esergo: “E allora impara a vivere. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. […] Lascia che la vita accada”. A partire dal suo vissuto, Colombo utilizza la forma del romanzo per raccontare una testimonianza intensa sulla depressione e sulla salute mentale nei giovani. E’ la storia di Luca, che inizia da un letto d’ospedale dopo un tentativo di suicidio: “‘Ti sei pentito di quello che hai fatto?’ […] ‘Non mi sono pentito’ replicò lui, ‘non voglio tornare a casa. Non sto bene’”. Ed è proprio da questa forza, dolorosa, di consapevolezza che Luca inizia un percorso interiore, alla ricerca di quel delicato equilibrio tra pensieri, sentimenti e la scoperta di sé stesso verso la sua trasformazione. Ad accompagnarlo ci sono le sedute di psicoterapia, i “subacquei”, la musica, i genitori – con tutto il loro bagaglio di errori e incomprensioni –, ma soprattutto c’è il suo alter-ego, saggio alleato in costante dialogo e ascolto: “La malattia in questo caso è uno stimolo a tirare fuori tutto il coraggio assopito per avviare quella trasformazione. Vedila come un’occasione. Si tratta di una parte di te che ti guarda dall’alto e quando le cose non funzionano più ti dice: ‘Non accetto che tu muoia senza che ti sia trasformato. Trasformati! Trova te stesso. Ricongiungiti alla tua verità. Avvicinati il più possibile’. E siamo anche fortunati, perché abbiamo vent’anni e ce ne siamo accorti subito. Non sottovalutare il nostro coraggio”. Colombo tocca corde profonde con una scrittura che commuove, sradica e scuote. Il suo libro non è solo la storia viva di un dolore – che accomuna tutti, più di quanto si pensi – ma soprattutto è una storia di coraggio. Perché dimostra come non sia coraggioso chi non ha mai provato paura, e non è forte chi non ha mai avuto motivi per sentirsi debole. Quanta tenacia serve a riconoscersi nell’abisso e a mettersi in movimento per uscirne, e se è vero che ogni storia ha le sue zone di faglia, è proprio da quelle crepe che arriva la luce. 

Lascia che la vita accada
Sara Colombo
Ponte alle Grazie, 240 pp., 18 euro

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