una fogliata di libri

Stelle cadenti

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Laura Marzi, Mondadori, 216 pp., 19 euro

Ogni anno nostro padre accompagnava a turno me e mio fratello ad acquistare delle nuove scarpe da ginnastica. Quando lo arrestarono stava tornando a casa con Edoardo: lo aveva portato a comprare le Nike”. Se ci sono romanzi che parlano di potere, Stelle cadenti di Laura Marzi racconta di quello che succede quando il potere svanisce e a raccogliere i cocci restano solo i figli, i silenzi, e un cognome, pesante come un macigno,  da portare come fosse una camicia sbagliata. Torino, 1993. Arturo Montella, segretario nazionale della Democrazia Cristiana, è appena stato travolto dal terremoto Mani Pulite: accusato di corruzione e finanziamento illecito ai partiti. “Eccola la figlia dell’alta borghesia che adesso darebbe un rene pur di riacquisire il prestigio sociale che vi ha tolto Di Pietro. Accetta di diventare una comune mortale come tutti noi Ludovica Montella! Siete caduti rassegnati”. Ludovica ha dieci anni ma da quel momento in poi per lei nulla sarà più lo stesso. “Le stelle ci mettono un attimo a cadere”, dice a un certo punto, ma come in quel celebre film tutti sanno ormai che il problema non è la caduta ma l’atterraggio. Ed è esattamente da qui che Marzi fa partire la narrazione, raccontando il dopo, e soprattutto il come certe famiglie sopravvivono a se stesse nonostante tutto. Per quanto tempo i figli restano ostaggi delle colpe dei propri genitori? Stelle cadenti attraversa così trent’anni di storia cercando di rispondere a questa semplice domanda mostrando, senza sconti, come certi crolli pubblici possono trasformarsi in rovina privata. Marzi non scrive un romanzo di denuncia, si limita a riportare una cronaca fedele di un disfacimento generazionale di chi, pur non essendo colpevole di nulla, si porta addosso tutto. Ludovica infatti frequenterà licei borghesi, si laureerà, si sposerà, ma andrà avanti sempre con appiccicata alla pelle una specie di condanna, ereditata suo malgrado, senza aver avuto alcun processo.  La rabbia si sedimenta, non esplode. Non ci sono urla. Solo una sottrazione progressiva della vita per come la si conosceva. La sua storia somiglia a certe biografie sbilenche che non si raddrizzano più. Chi ha vissuto qualcosa di simile riconosce subito il tono. E chi non l’ha vissuto può intuire cosa significhi crescere dentro una casa dove l’ascensore sociale si è bloccato tra due piani, e nessuno ha il coraggio di suonare l’allarme. Leggerlo è come guardarsi attraverso uno specchio deformato che però riflette perfettamente la nostra immagine.
  

Laura Marzi 
Stelle cadenti
Mondadori, 216 pp., 19 euro

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