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Una fogliata di libri

Le facce da tram e quella di mia nonna. Lettera da un 19

Marina Corradi

Le rughe amare delle milanesi sul tram 19 raccontano vite tradite. Il pensiero va alla fierezza di una vita traversat e l'aspirazione di prendere le sembianze di un volto senza trucco, né rimpianti

Non ho niente contro i tram. Mi piace anzi andare in Duomo con il 19: posso alzare gli occhi alle facciate delle case. Amo vedere la tenacia con cui alcuni milanesi coltivano rose su magri balconi esposti a nord; e le cascate, a maggio, di gelsomini in fiore dai terrazzi. Tuttavia, ogni volta scendo dal tram immalinconita. E so cosa mi immalinconisce: sono le mature milanesi, quelle eleganti, quelle di qualche anno più di me. Sono le stesse che, bambina, vedevo in strada con le prime minigonne: e che mi voltavo a guardare, sognando di diventare come loro. Ma, quasi sessant’anni dopo, le mie sorelle maggiori mi intristiscono. Certo non so da quale vita vengano, se di sinistra o di destra, o da quale altrove. Le accomuna ora l’età, ben oltre i settanta, e l’aspetto curato da borghesi. Le borse giuste, il colore fresco di parrucchiere. Ciò che mi colpisce è la faccia: il disegno delle rughe attorno alla bocca – la trama all’ingiù di un’inconfessata amarezza. Molte di quelle che osservo devono essere state belle, la vita, a vent’anni, una promessa. In qualcosa però sono state tradite. Gli uomini? La “realizzazione di sé”? O i figli? E quelli avuti, o non avuti?


Lo sguardo è solitamente assente, assorto in un lontano, un po’ annoiato. Osservo l’abbondanza del trucco. Stratificazione di fondotinta, a dare un po’ di bonne mine. Gli occhi sottolineati, tanto, le ciglia pesanti di mascara. Le labbra poi, che con l’età si svuotano, marcate impietosamente di rosso. Penso a mia madre, quando già era vecchia, al suo trepido silenzioso lavorio di pennelli davanti allo specchio, prima di uscire. E poi penso a una foto di mia nonna paterna, una donna del popolo: alla stessa età portava i capelli grigi in una crocchia, la faccia senza ombra di trucco. Gli occhi belli ancora, nella fierezza di una faticosa vita traversata. A ogni tram mi ripeto che io voglio assomigliare a mia nonna. Né rimpianti, né sogni di una perduta bellezza. La sua faccia, e basta. Come di un’austera regina.

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