Una Fogliata di libri

Il rogo dei libri. Una tragedia tedesca

Enrico Paventi

La recensione del libro di Marino Freschi edito da Castelvecchi, 170 pp., € 20 euro

Appena qualche mese fa è stato dato alle stampe da Sellerio lo studio di Fabio Stassi, dal titolo "Bebelplatz. La notte dei libri bruciati", nel quale il narratore e saggista ha analizzato con lucidità e acume il fenomeno delle Bücherverbrennungen alla luce dell’istinto di sopraffazione che sembra sovente caratterizzare il comportamento degli esseri umani.        

 

Sullo stesso tema ha visto recentemente la luce il contributo del germanista Marino Freschi che, oltre a descrivere alcuni luoghi nei quali furono allestiti i roghi, ha scelto di delineare i profili di qualche autore e autrice i cui libri vennero dati alle fiamme. Dal momento che all’Opernplatz di Berlino, durante la notte del 10 maggio 1933, si verificò uno degli avvenimenti più drammatici  della storia tedesca: la distruzione delle opere letterarie firmate da scrittori ebrei, liberali e marxisti come Freud, Brecht, Heine, i Mann, Feuchtwanger, Remarque, Döblin, Toller, Tucholsky. Un esempio, quello berlinese, che sarebbe stato ben presto seguito da numerose altre città.       

 

Come si accennava, lo studioso estende poi la propria disamina ai protagonisti – o, forse, sarebbe più corretto dire – alle principali vittime della campagna di odio orchestrata dal regime nazista, di quella che egli definisce “una tragedia tedesca”. Le pagine che Freschi dedica alla vivace e sarcastica Irmgard Keun, agli ironici illuministi Heinrich e Klaus Mann, al disincantato Erich Kästner e all’impavido Oskar Maria Graf appaiono, nella loro essenzialità, incisive e suggestive nonché venate, talvolta, da una malinconica ironia. Egli osserva, per esempio, a proposito del fratello maggiore dell’autore della Morte a Venezia e delle riflessioni contenute nel suo scritto del 1933 dal titolo L’odio: “Il saggio manniano da una parte analizzava l’odio scatenato in Germania dai nazisti, dall’altra si augurava che finalmente l’Europa potesse ritrovare sé stessa in un’unità economica e politica, nonché militare a partire da un’alleanza tra Francia e Germania. Per Heinrich era ben chiaro che l’economia europea fosse una componente di un processo politico, economico e sociale assai più ampio”.

 

Sono parole dalle quali sembra emergere una profonda fiducia nella forza della ragione, del pensiero umano. Una meditazione che aveva luogo in un contesto estremamente difficile, in cui quasi tutti gli scrittori si convertirono ben presto al verbo hitleriano giurando massima fedeltà al Führer: sarebbero diventati strumenti della propaganda, cantori della Germania nazionalsocialista, corifei della grandezza del Reich millenario, esaltatori della razza ariana, fautori delle leggi antisemite.

  

Marino Freschi
Il rogo dei libri. Una tragedia tedesca
Castelvecchi, 170 pp., € 20 euro

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