Il caso Deruga. Romanzo di un processo

Riccardo Canaletti

La recensione del libro di Ricarda Huch, L’Orma, 208 pp., 18 euro

Me l’ero immaginato più scuro… crespo di capelli… con una specie di fuoco negli occhi…”. Non perché sia un presunto assassino nella Germania del primo Novecento, ma perché italiano. Il dottor Sigismondo Enea Deruga è il protagonista di questo “romanzo di un processo”, Il caso Deruga, costruito magistralmente da Ricarda Huch, scrittrice e studiosa di Romanticismo che, in un libro ponderato, in cui la storia assume un valore decisamente maggiore dello stile, riesce a inserire, accanto alla morte, all’amore, alla passione, al razzismo verso gli italiani su cui i più si sono soffermati, un ulteriore elemento in quello che potremmo definire uno Sturm und Drang dei tempi moderni, nel quale la macchina giuridica – aperta al pubblico – si confronta con una caratteristica propria del dotto novecentesco: l’ironia. 


Infatti, la storia di questo processo per omicidio ai danni dell’ex marito della vittima, oltretutto straniero, mette in mostra non solo il circo di luoghi comuni intorno a un emigrato italiano considerato schivo, dissoluto e probabilmente misantropo, ma anche il senso di incapacità della giuria e del pubblico di fronte a un carattere insofferente, a un’intelligenza spigolosa e ruvida, a un’italianità transnazionale, poiché di eruditi intrattabili ne son piene le nazioni. Mascherato da razzismo, scopriamo un sentimento che, grazie alla presa narrativa di Huch, si rivela più generale ma meno generico del senso di odio verso lo straniero: un fastidio nei confronti di chi sembra “intenzionato a lasciare un pessimo ricordo di sé”. 
Il romanzo di Ricarda Huch, uscito nel 1917 e pagato all’autrice ventimila franchi (così sembra aver detto a un’amica), doveva essere poco più di un romanzo da mercenario, qualcosa che permettesse alla scrittrice di guadagnare senza troppi sforzi un buon compenso. Tuttavia, a distanza di un secolo, pienamente consapevoli del valore dei romanzi di appendice e della più recente letteratura di genere (in particolare di quei legal thriller di cui si dice che Il caso Deruga sia un esempio ante litteram), questo libro si dimostra una lezione di scrittura per la letteratura contemporanea, che spesso non riesce a tenere insieme approfondimento psicologico e trama, preferendo il redditizio scavo – in termini di lettori, premi e interviste – dei personaggi a una vicenda interessante ed evoluta. Ricarda Huch riesce, e forse è normale per un’autrice a cavallo tra le due epoche d’oro del romanzo, a raccontarci qualcosa. Persino una bella storia.  
 

Il caso Deruga. Romanzo di un processo
Ricarda Huch
L’Orma, 208 pp., 18 euro