Parlami

Giorgia Mecca

La recensione del libro di Francesco Zani, Fazi, 172 pp., 16 euro

Gullit parla poco e quando ci riesce balbetta, Gullit non segue il calcio e nemmeno Marco Pantani, l’eroe di Cesenatico, Gullit non ha amici, nessuno lo invita alle feste di compleanno, Gullit è gentilissimo e il babbo si vergogna di lui.


“Gullit è sempre malinconico”, dice un giorno suo fratello alla mamma. “A undici anni non sa nemmeno cos’è la malinconia”. Il giorno in cui Gullit è nato, suo fratello, la voce narrante del libro, ha scoperto all’improvviso la solitudine e l’abbandono, ha sentito il cuore spezzato dalla rabbia e dal dolore. Ma la rabbia e il dolore svaniscono non appena stringe quelle manine appena venute al mondo. “I tuoi occhi mi dicevano una cosa precisa: non mi sarei mai più sentito solo”.

  

Parlami, l’esordio narrativo di Francesco Zani è un libro che racconta cosa significa essere fratelli ed essere figli, quei legami che ci portiamo dietro, nella gioia e nel dolore e che a volte sembrano un sospiro di sollievo, molte altre un macigno. “Questo bimbino non parla”, dice la Ginetta. Quel bambino, in effetti, soprannominato Gullit in onore del calciatore, è diverso da tutti gli altri. Fare i conti con la sua stranezza squarcia la famiglia, il papà lo ignora, la mamma beve fino a ubriacarsi, il fratello dovrebbe soffrire e a volte si sente in colpa perché non soffre abbastanza. Gullit parla solo con lui, è da lui che cerca conforto durante gli attacchi di panico. “Sembrava che in alcuni momenti dentro la tua testa non succedesse proprio nulla. Ti ho sempre immaginato come l’unica persona al mondo in grado di non pensare a niente”. Gullit cresce, diventa grande, alto quasi come il suo babbo, nessuno può sapere se è un ragazzo felice, se felice lo è mai stato. A Cesenatico gli anni si susseguono e gli inverni sono quasi una pausa tra un’estate e un’altra, i bagni Beatles, gestiti dai genitori di Gullit, diventano più grandi e più belli a ogni stagione, alimentando l’ambizione del papà e la frustrazione della mamma, chiusa tra i fornelli a cucinare, bere e invecchiare prima del tempo. Le famiglie sono l’origine della vita e di ogni dolore profondo. “Per me sei sempre stato più una promessa che una persona”, dice un giorno l’autore del libro rivolgendosi a suo fratello che l’ultima volta che ha parlato ha detto, in dialetto, a proposito del sapore di una pesca: “Senti l’amore che ha”. Gullit era come quella pesca, di amore ne aveva tantissimo, silenzioso, pieno di pudore. Ma l’amore non basta mai. 

  

Parlami
Francesco Zani
Fazi, 172 pp., 16 euro