Una fogliata di libri

Comandante

Francesco Musolino

La recensione del libro di Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi, Bompiani, 160 pp., 16 euro

"Siamo marinai italiani, un nemico indifeso non è più un nemico, è solo un altro essere umano”. Con queste parole il comandante di sommergibili, il messinese Salvatore Todaro, giustificò il proprio comportamento davanti alle pretese dell’ammiraglio tedesco Karl Dönitz. La questione è esemplare: in mare aperto a bordo del sommergibile Cappellini,  durante la Seconda guerra mondiale, il 16 ottobre 1940 Todaro affondò con il cannone di bordo una nave mercantile belga nel cuore dell’Oceano atlantico ma poi, anziché far affogare i 26 membri dell’equipaggio della nave Kabalo – come ordinato – volle salvare il nemico. Inizialmente trainando la loro scialuppa, quindi scegliendo di portarli a bordo al peggiorare delle condizioni del mare. 

Le sue gesta agli occhi di Dönitz lo bollarono come debole. E posto innanzi al richiamo ufficiale, Todaro replicò: “Abbiamo duemila anni di civiltà, e noi queste cose non le facciamo”. Venne additato come un buon samaritano – “il signor Todaro è un bravo comandante, ma non può fare il Don Chisciotte del mare” – ma oggi noi giustamente lo celebriamo e ricordiamo l’eroe di guerra (ottenne la medaglia d’oro al valore militare) scomparso il 14 dicembre del 1942, due anni dopo quel fatto. 

Un omaggio che cammina su un doppio binario: da un lato il film con Pierfrancesco Favino nei panni di Todaro, diretto da Edoardo De Angelis (“La vita bugiarda degli adulti”), per una produzione ambiziosa che ha ricostruito questo atto umanitario in tempo di guerra, entrato negli annali della storia navale. 

Ma le parole nella storia hanno un grande peso. E difatti, Sandro Veronesi con Edoardo De Angelis firma Comandante,  libro nato dalla sceneggiatura, una coralità di voci che restituisce le esistenze dell’equipaggio, la follia della guerra, il dolore provato stando lontano da casa e, ovviamente, il confronto con il nemico, spalla a spalla con la morte, nella profondità dei mari, fra le paratie d’acciaio del sommergibile. E allora, spazio al cuoco Giggino con le sue preghiere laiche ai fornelli, all’aiutante di bordo Marcon, al marconista Schiassi e al tenente triestino Steipovich, che si è portato a bordo un violino. Veronesi-De Angelis mescolano i dialetti e ci restituiscono il cuore, le speranze, i sogni e le legittime paure di questi uomini che in mare aperto affrontarono la morte ma non persero mai la propria umanità. 



Comandante
Edoardo De Angelis e Sandro Veronesi
Bompiani, 160 pp., 16 euro