La fogliata di libri

The Swimmers

Massimo Morello

La recensione del libro di Julie Otsuka, Fig Tree, ‎ 192 pp., 18,75 euro

Orrendo, terrificante, ipocondriaco: le note a bordo piscina, prese tra una vasca e l’altra su un lettore di e-book dove scorrevano le pagine di The Swimmers, sono inquietanti. Almeno per quella categoria di esseri umani rappresentata dal “nuotatore”.

 
La nota che mette più angoscia, rileggendola e cercando di trovarle il significato più recondito, è “Oddio”. Si trova in calce a questo brano: “Un giorno ti svegli e nemmeno ricordi come ti chiami. Ma fino a quel giorno tieni gli occhi fissi sulla linea nera in fondo alla tua corsia e fai quello che devi: nuoti… Ancora una vasca, dici a te stesso, e ho finito”. Poi, sul fondo della piscina appare una crepa. “Pensavo di avere del pulviscolo in un occhio”. E in questo caso l’annotazione, “illusioni retiniche”, rimanda a un episodio di quando il pulviscolo in un occhio era segno della rottura della retina e da allora nuotando e scrutando il fondo socchiudi gli occhi per verificare che tutto sia a posto. “Disturbo ossessivo compulsivo” commenta queste righe: “Alcuni di noi devono fare cento vasche ogni giorno, altri sessantotto (un miglio). Uno di noi ha una memoria fotografica e risolve il cruciverba del giorno mentre nuota. Smette quando l’ha finito”.

 
Poi, ci sono brani che consolano. “Lo shock dell’acqua, non c’è nulla di simile sulla terra. Il liquido fresco e limpido che fluisce su ogni centimetro della tua pelle. La temporanea assenza di gravità. La scomparsa dei desideri. Sono libero”. Quindi spazio a parole che compensano ogni paura. “Anche se non ricorda la combinazione del suo armadietto o dove ha messo l’asciugamano, il momento in cui scivola in acqua sa cosa fare. La sua bracciata è lunga e fluida, la battuta di gambe è forte, la mente è lucida”. La nota è semplice: “Una speranza per il futuro”. Anche se, rileggendola, verrebbe da aggiungere un punto interrogativo. 

 
E’ difficile trovare un libro che inneschi una tale empatia. Che accade ancora, con maggior turbamento, nella seconda parte, in cui la piscina non è più nominata e la protagonista diviene una nuotatrice colpita da una forma di demenza progressiva. Che si scatena dopo la crepa nella piscina e la sua conseguente chiusura. Un buco nero. Eppure, nelle vicende di Alice e di sua figlia, che accompagna la madre in quel percorso finale, anche nei ricordi del passato – è qui che Julie Otzuka riprende il filo delle sue narrazioni della comunità nippo-americana durante la Seconda guerra mondiale – è come ritrovarsi ancora una volta in acqua. Perché l’acqua è la soluzione in cui rivivono le memorie, il liquido amniotico dell’amore primigenio. “E per un breve interludio ci troviamo a casa nel mondo”. 

  

The Swimmers
Julie Otsuka, 
Fig Tree, ‎ 192 pp., 18,75 euro

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