Gorbacëv e la riunificazione della Germania

Enrico Paventi

La recensione del libro di Andrea Borelli, Viella, 205 pp., 26 euro

Gli oltre 30 anni trascorsi dalla riunificazione tedesca costituiscono un lasso di tempo che consente di analizzare quell’avvenimento con sempre maggiore distacco e lucidità. La ricerca storiografica continua dunque ad affrontare un tema tanto complesso sforzandosi di approfondire la propria disamina in maniera da metterne in rilievo gli aspetti inediti, i nessi rimasti nell’ombra, i contesti finora poco chiari. E’ quanto cerca di fare, in questo suo saggio, anche lo storico Andrea Borelli che, nel ricostruire le vicende relative alla cosiddetta “Wende”, concentra la propria indagine sul ruolo che vi svolse Michail Gorbacčëv.

  
E’ importante sottolineare come lo studioso inserisca tale ruolo – che egli considera determinante – nell’ambito del progetto attraverso il quale l’allora segretario generale del Pcus cercò non soltanto di riformare il sistema politico-economico ma anche di rivitalizzare l’identità comunista elaborando una sua concezione di “socialismo democratico” sforzandosi, inoltre, di favorire la riunificazione della Germania.

  
Secondo Borelli, il suo tentativo di superare tanto l’intransigente dogmatismo ideologico quanto l’accanita contrapposizione bipolare che avevano caratterizzato per decenni le relazioni Est-Ovest comportò,  tuttavia, la delegittimazione della Ddr il cui leader, Erich Honecker, avrebbe compreso ben presto gli effetti destabilizzanti della perestrojka. Arroccandosi nell’ostinata difesa dell’ortodossia marxista-leninista, malgrado le numerose iniziative assunte in extremis per risollevare le proprie sorti, il regime tedesco-orientale avrebbe poi contribuito alla rapida dissoluzione delle sue istituzioni. 

  
In seguito, però, sebbene vi fosse stata la caduta del Muro di Berlino e la Germania avesse riacquisito l’unità nazionale, nell’Europa che aveva vissuto la conclusione pacifica della Guerra fredda un sistema collettivista – in parte riformato ma destinato comunque a rivelarsi sempre più inefficiente – avrebbe perso ogni ragion d’essere. Vittima altresì di numerose spinte centrifughe, l’Urss si sarebbe disgregata nel giro un anno dimostrando, sostiene l’autore, “l’impossibilità storica di rinnovare il comunismo in senso democratico rimanendo fedele alla sua cultura e tradizione politica”. La perestrojka aveva costituito un’autocritica radicale e distruttiva alla quale l’ormai decrepito socialismo sovietico non sarebbe sopravvissuto.       

  

  

Gorbacëv e la riunificazione della Germania

Andrea Borelli

Viella, 205 pp., 26 euro

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