Una fogliata di libri

Nella polvere

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Lawrence Osborne. Adelphi, 285 pp., 20 euro

David e Jo sono una coppia londinese di mezz’età, in crisi nera. Lui è un ex medico di successo con una causa di lavoro alle spalle e con qualche problema con l’alcol. Lei, una scrittrice di libri per bambini, che però non scrive più da diverso tempo. Per rinvigorire il loro rapporto decidono di partire per il Marocco, prendere un auto a nolo a Tangeri e partecipare a uno sfarzoso party, nel bel mezzo del deserto, organizzato da una coppia di amici gay cinquantenni, Dally, americano, e Richard, inglese.

 

Una festa pazzesca, che ogni anno richiama decine di ospiti facoltosi, mischiati al peggior ricettacolo di debosciati di mezzo mondo, fra “le mura in rovina dello ksar di Azna”. Un party epocale, che dura un weekend, dove alcuni arrivano in elicottero tra fuochi d’artificio, piscine gigantesche, invitati abbigliati come pirati, nobili decaduti, ragazze allucinate, giornalisti del New York Times, orchidee bianche, cocaina a volontà e miele con la cannabis servito per colazione. Durante il viaggio, però, succede qualcosa, un incidente lungo la strada: David e Jo si presenteranno alla festa con un cadavere nel bagagliaio, il che ovviamente non si rivelerà affatto essere una buona idea. Si apre così Nella polvere di Lawrence Osborne, il più dandy degli scrittori occidentali in circolazione che i critici inglesi amano definire l’erede di Graham Greene. Romanzo del 2012, oggi pubblicato in Italia da Adelphi. Osborne si diverte qui a strizzare l’occhio, contemporaneamente, al Grande Gatsby di Fitzgerald e a Il tè nel deserto di Paul Bowles, perdendosi tra esotismo e decadenza e seguendo quella linea maledetta che unisce la strampalata congrega di scrittori anglosassoni che nel secondo Dopoguerra hanno bazzicato tra Tangeri e Casablanca, convinti – come diceva Burroughs – che Tangeri fosse “uno dei pochi posti al mondo in cui, a patto che non ti dedichi a furti, assassinii o forme più o meno crude di violenza antisociale, puoi ancora fare letteralmente quello che vuoi”.

 

Un libro scritto magistralmente, che terrà prigioniero il lettore fino all’ultima riga, (letteralmente) lasciandolo sospeso in un misto di terrore, ansia e mistero. Non resta quindi che indossare il vostro miglior completo di lino, cacciarvi in testa un Panama a tesa larga, ordinare un Martini ghiacciato al cocktail bar più vicino e tuffarvi in questa storia, alla quale non potrete, una volta iniziato, più rinunciare. Andare alla deriva, ma con stile.

  

Nella polvere
Lawrence Osborne
Adelphi, 285 pp., 20 euro

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