Company parade

Gaia Montanaro

Il libro di Margaret Storm Jameson, Fazi, 404 pp., 18 euro

Sembra di vederla, Hervey Russell. Con i suoi abiti alla moda ma portati senza naturalezza, con la sua voglia di affermarsi professionalmente ma spaventata dai compromessi che dovrà accettare, con il pensiero sempre rivolto al piccolo Richard ma il fuoco della scrittura che le brucia dentro e che non può ignorare. E’ ricca di contraddizioni – tutte femminili – la protagonista di Company Parade, primo romanzo di una trilogia firmata da Margareth Storm Jameson, scrittrice inglese in parte dimenticata ma che ha dalla sua parecchi primati e forse qualcosa in comune con la Hervey del romanzo. La giornalista e scrittrice inglese – che ha scritto questo romanzo un centinaio di anni fa – era nell’ordine femminista e antinazista. E’ stata la prima donna a laurearsi a pieni voti ottenendo una borsa di studio al King’s College e la prima presidente donna della sezione britannica del Pen, organizzazione per la libertà di stampa, oltre a essere stata la prima traduttrice del Diario di Anna Frank, scrivendo anche l’introduzione all’edizione britannica. E’ stata scrittrice in un momento storico in cui non era così scontato trovare uno spazio di espressione. E il personaggio di Hervey in fondo è proprio questo che cerca: l’opportunità per potersi esprimere – tramite la scrittura – e raccontarsi al mondo. Ma la Londra del 1918 è una città in pieno fermento, dove gli uomini vengono mandati al fronte (tranne Penn, il marito di Hervey, che in guerra è riuscito a non andarci) e dove di occasioni per fare le scrittrici paiono non essercene. Hervey sacrifica molto per la sua passione, lasciando suo figlio nelle campagne affidato alle cure di una tata e trascurando il marito Penn a cui scrive: “Io non ti amo, ma sono abituata alla tua presenza e sono legata a te. Sono una vigliacca? Ho paura di restare da sola?”.

 

Hervey prende coraggio e si trasferisce a Londra dove trova lavoro in un’agenzia pubblicitaria. Frequenta i salotti bene londinesi, sentendosi sempre a un passo da quello che vuole diventare ovvero smettere di scrivere claim per “ingannare” la gente e invece scrivere qualcosa di vero. Ma Hervey è inesperta, povera, ambiziosa e sfiduciata. Insicura e timorosa nel muoversi in un mondo poco famigliare e ricco di insidie. “Ecco cosa deve fare. Non scriva romanzi. Scriva critica e saggistica. Si faccia una reputazione perché dice cose fuori dal coro. Faccia amicizia con altri scrittori. Li frequenti, si faccia conoscere. Poi, quando sarà ben inserita, sforni un romanzo. Insinuarsi di soppiatto come fa lei è una stupidaggine”. Queste sono le regole non scritte della Londra letteraria, che il suo rivale Ridley le sussurra cinicamente per farla sentire ancora una volta inadeguata. Sono regole che una giovane ragazza di provincia non poteva conoscere ma sono importanti tanto quanto avere talento. Saper cogliere l’attimo, capire il momento in cui giocarsi le proprie carte. Senza dimenticare che nessun traguardo sarà mai abbastanza, che ogni piccolo successo rilancerà una nuova attesa, per questa signora di ieri come d’oggi. 

 

Company parade

Margaret Storm Jameson

Fazi, 404 pp., 18 euro

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