recensioni foglianti
Borne
Jeff Vandermeer
Einaudi, 352 pp., 20 euro
Cosa sei? – Il cuore prese a battermi più forte, ma non avevo paura. Non del tutto. – Non lo so. – disse Borne, con un tono sbrigativo ma dolce. Per un istante di confusione mi parve che la sua voce fosse quella di entrambi i miei genitori. Poi, sincero, disponibile: – E tu lo sai cosa sei?”. E’ questo che può capitare di sentirsi domandare da ciò che pareva un rifiuto tossico, e invece cresce come una pianta, e impara a parlare come un bambino. Jeff Vandermeer, uno dei re del Weird contemporaneo (dalla sua trilogia dell’Area X è stato recentemente tratto lo scifi-bio-horror-coniugale con Natalie Portman) questa volta ci conduce in una città devastata, nei postumi d’una catastrofe collettiva, una Aleppo nucleare, dove il futuro è diventato anonimo come il passato preistorico: “I nomi di persona e di luogo avevano così poca importanza ormai, quindi avevamo smesso di importunarci l’un l’altro esigendoli. La mappa del vecchio orizzonte era come infestata da una fiaba grottesca, e per esprimerla ad alta voce non servivano parole, bensì i rantoli e i versi che fanno eco a una carneficina”. Rachel si aggira tra macerie, piogge velenose, bande di predoni, in cerca di cibo, mentre i quartieri sono ancora contesi forse da una misteriosa Compagnia scientifica (che potrebbe aver perso il controllo, oppure ha tutto fin troppo sotto controllo) e Mord, un enorme orso modificato, che conferisce all’antica dialettica servo-padrone una nuova, ironica sfaccettatura. Come un dio, questo prodotto della nostra ambizione dispensa morte e vita, distrugge e al tempo stesso lascia cadere liquami e frammenti intorno a cui si accalcano adoratori e affamati. Al presente allucinato si sovrappone la china rovinosa degli anni precedenti il collasso (“Incredibile, la facilità con cui un inciampo era diventato una caduta libera, e la caduta libera un inferno che abitavamo come spettri in un mondo infestato”) e un passato che già conosceva crisi e rifugiati, ma in cui la Terra sembrava ancora un reticolato governato e comprensibile. Adesso le antiche barriere sono tutte infrante, e proprio tra gli spasmi d’un vecchio mondo, che si rinnova in modo incomprensibile, Rachel trova Borne. Ne nasce una storia d’amicizia e affetto in cui si rinnova l’ancestrale dinamica della cura e della conoscenza reciproca, in cui questa nostra realtà torna a spiccare in tutta la sua alterità, spesso micidiale e disgustosa, ma anche struggente. Come consigliava C. S. Lewis, “se siete annoiati di un paesaggio, provate a guardarlo in uno specchio”. Se pensate di aver davvero visto fiori e alberi, provate a fissarne gli eredi che si intrecciano al vostro corpo, o si comportano come cani. Se credete di conoscervi, fatevi interrogare da ciò che, poco prima, pensavate di mangiare. “– Sei una macchina? – chiesi. – Cos’è una macchina? – Una cosa fatta. Una cosa che delle persone hanno fatto. Borne parve perplesso, e ci mise un bel po’ a dire: – Anche tu sei una cosa fatta. Ti hanno fatta due persone”.
BORNE
Jeff Vandermeer
Einaudi, 352 pp., 20 euro
Una fogliata di libri
La forza che nasce da due pile di libri che ricordano colonne malferme
una fogliata di libri