recensioni foglianti

Selva oscura

Gaia Montanaro

Nicole Krauss
Guanda, 336 pp., 19 euro

C’è un filo sottile e tenace che attraversa come un costante contrappunto l’ultimo romanzo di Nicole Krauss, acclamata scrittrice newyorchese: il bisogno profondo e definitivo di dare una forma alle cose, prima di tutto a se stessi, trovando nella decostruzione personale la chiave per potersi guardare e tentare di uscire dalla selva oscura che prima o poi tutti siamo portati ad attraversare. Cerca una forma, una circostanza del vivere Jules Epstein, miliardario ebreo che divorzia dalla moglie dopo trentacinque anni di matrimonio e si ritira in Israele decidendo di investire il proprio denaro in un film sul re Davide e in un bosco dove fa piantare quattromila alberi. Cerca una forma Nicole Krauss, alter ego dell’autrice, scrittrice in crisi esistenziale che si reca a Tel Aviv per scrivere un libro ambientato all’Hotel Hilton. Qui incontrerà Epstein e i suoi piani invertiranno la rotta prevista, la forma che la giovane moglie e madre si era prefissata di dare al proprio imminente futuro. “Non ero più in grado di scrivere un romanzo, come non riuscivo a fare programmi, perché a ostacolarmi nel lavoro e nella vita era lo stesso problema: ormai guardavo con sospetto a tutte le possibili forme che avrei potuto dare alla realtà. O forse avevo completamente perso fiducia nella mia capacità di dare forma alle cose”. La voce della Nicole protagonista si confonde, e in certi casi si sovrappone, con quella della Nicole autrice, che porta molto del suo vissuto e soprattutto delle sue domande esistenziali in una narrazione colta, stratificata e molto ambiziosa. Espliciti sono i riferimenti a Kafka, in questo caso trattato tramite l’innesco interpretativo dell’identità, a Freud e alle sue teorie sull’Unheimliche (il perturbante), così come alla dottrina del multiverso che “ci incoraggia ad allontanarci ancora di più dall’inconoscibile dopo aver dato sacralità alla conoscenza ed esserci affaccendati per conseguirla”. E poi c’è il poderoso confrontarsi con la religione ebraica, con l’etica che da essa discende e con le domande ultime che trovano nella cultura giudaica un terreno fertile nel quale poter fiorire. E’ un romanzo dalla forte componente razionale questo ultimo lavoro della Krauss che però riesce a colpire un lettore attento perché mette in campo delle domande esistenziali profonde, spesso insolute ma di cui si avverte nettamente la portata e la ricaduta concreta. L’autrice parla a un pubblico alto, che ha familiarità con un certo approccio alla vita, ma lo fa senza scadere nell’autocompiacimento esclusivo bensì sforzandosi di tracciare una strada, di dare disperatamente (e ancora una volta) una forma al proprio pensiero e all’agire dei suoi personaggi. E allora forse quella selva oscura diviene la metafora di ciò che necessariamente prima o poi si deve attraversare, “attratti dall’idea di perdersi in quella foresta dove un tempo vivevamo di meraviglia, nella consapevolezza che il nostro stupore è il prerequisito di un’autentica coscienza dell’essere e del mondo”.

 

SELVA OSCURA
Nicole Krauss
Guanda, 336 pp., 19 euro

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