recensioni foglianti

Autunno tedesco

Alessandro Litta Modignani

Stig Dagerman
Iperborea, 160 pp., 16 euro

Ottobre 1946. Un giornalista francese, inviato per un reportage nelle città tedesche rase al suolo dai bombardamenti alleati, si affaccia in una cantina allagata e chiede alle famiglie che vi abitano: “Stavate meglio prima, sotto Hitler…?”. Respinto in malo modo, si precipita a telegrafare in patria il suo responso: “Il nazismo è vivo in Germania”. Anche il settimanale svedese Expressen vuole saperne di più, perciò incarica un giovane e promettente collaboratore di affrontare lo scomodo viaggio, per sondare gli umori del popolo tedesco sconfitto e umiliato.
A quell’epoca, Stig Dagerman ha appena 23 anni e si è già imposto all’attenzione della critica per lo straordinario talento letterario. Poeta, intellettuale anarchico e antimilitarista, è un giovane uomo dall’animo acuto e sensibile. Morirà suicida nel 1954, a soli 31 anni.
In Autunno tedesco, Dagerman descrive i bambini delle cantine, che al mattino scendono dal letto con l’acqua gelata alle caviglie, per andare a scuola; osserva le ragazze bionde che a fatica reggono in piedi i soldati americani ubriachi, ai quali si prostituiscono; denuncia l’abuso, nei commentatori, del termine “indescrivibile”: “Non sarebbe poi così fuori luogo descrivere i sentimenti che prova la madre di quei tre bambini affamati, quando le chiedono perché non si trucca anche lei come la zia Schultze, così da avere cioccolato, conserve e sigarette da un soldato alleato”.
I passi più interessanti di Autunno tedesco sono quelli dedicati alla farsa grottesca della denazificazione: solo a Stoccarda devono essere processate centoventimila persone.
“L’imputato ha sei testimoni pronti a sostenere la sua innocenza, testimoni che giurano di non averlo mai sentito esprimere opinioni naziste, testimoni che attestano di averlo visto ascoltare la radio straniera (tutti gli accusati l’hanno ascoltata) testimoni ebrei che l’hanno visto comportarsi umanamente con altri ebrei (tutti gli accusati hanno questo tipo di testimoni: costano circa duecento marchi l’uno)”.
I valori dell’occidente, ricorda Dagerman, “consistono nel rispetto della persona anche se questa persona si mostra indegna della nostra simpatia, e nella compassione, ovvero nella capacità di reagire di fronte al dolore, sia esso meritato o immeritato”.
Nella postfazione, Giorgio Fontana ricorda la Storia naturale della distruzione in cui W.G. Sebald constata l’incapacità della letteratura tedesca di restituire l’orrore dei bombardamenti subìti durante la Seconda guerra mondiale, e cita il saggio Un cuore intelligente, di Alain Finkielkraut: “Non c’è bisogno della letteratura per imparare a leggere. C’è bisogno della letteratura per sottrarre il mondo reale alle letture sommarie, siano esse quelle del facile sentimentalismo o dell’intelligenza implacabile. (…) Ecco, il “cuore intelligente” di Dagerman gli consente di distinguere i gradi di responsabilità personale e collettiva, e la sproporzione del danno subìto da alcuni: la sofferenza tedesca è collettiva, mentre le crudeltà tedesche, malgrado tutto, non lo furono”.

 

AUTUNNO TEDESCO
Stig Dagerman
Iperborea, 160 pp., 16 euro

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