recensioni foglianti

La casa delle spie

Alessandro Moscè

Daniel Silva
Harper Collins, 522 pp., 18,90 euro

Ora che il giallo e il thriller sono predominanti nell’editoria internazionale, viene da chiedersi se la narrativa stia perdendo completamente il suo senso originario per cui venne alla luce, cioè quello di raccontare un mondo aderente a un luogo. Alla concezione della vita dell’individuo come risorsa capitale si sostituisce il romanzo d’intrattenimento imperniato, in questo caso, sulla suspense, sui servizi di intelligence, sulle morti violente, sui colpi brutali inferti a un territorio senza più confini e frontiere, globalizzato per chi combatte un’assurda battaglia di religione. E’ alla fiction cinematografica che fa ricorso Daniel Silva. La casa delle spie si incentra sulla caccia a Saladino, terribile nonché imprendibile capo dell’Isis, sulle cui tracce c’è l’astuto Gabriel Allon, un investigatore che tenta di anticipare le mosse del maledetto programmatore di stragi. Dopo l’America, dove si sposterà l’efficiente macchina di morte? In Europa, a Londra, mira sensibile da anni. Nei colpi di scena che vedono protagonisti spie, uomini e donne dall’apparenza insospettabile che agiscono tra stanze d’albergo, case e “posti dimenticati da Dio”, fa da contraltare un’organizzazione capillare, ben ramificata, che tocca varie parti del pianeta senza apparire: dalla Francia al Marocco, nelle dimore dei sanguinari che progettano estemporaneamente il dominio sugli infedeli, gli occidentali. “Si erano infiltrati nel Regno Unito uno alla volta, in treno e in traghetto. Due o tre di loro dovettero rispondere a qualche domanda al confine, tutti gli altri erano stati accolti a braccia aperte”. La vicenda è resa complessa nel discernimento delle informazioni e nel dipanare l’intricata rete di malavitosi mediante l’unico filo rosso che li unisce. “L’evacuazione di Westminster e Whitehall durò molto meno di quanto Saladino avesse sperato, ma non per questo fu meno traumatica. Per nove lunghi giorni, il cuore pulsante di una civiltà e di un impero un tempo carichi di gloria, rimasero isolati da un cordone di sicurezza dal resto del regno, preclusi a ogni genere di attività”. Il lettore è assorbitodalla trama perché Silva non molla mai la presa: tira la corda fino al limite inserendo nello scacchiere le sue pedine. L’infedele deve essere abbattuto senza pietà, anche con l’utilizzo di sostanze radioattive, polvere simile a talco, cloruro di cesio e bombe sporche che possono decretare lo scacco matto all’intero universo. La casa delle spie svela, non fantasiosamente, che l’Isis ha basi dappertutto e che il Marocco, riferisce l’autore, non è solo esportatore di droga, ma anche di terroristi provenienti da Francia, Belgio e Paesi Bassi.
La saga di Silva è interessante nella previsione che oggi non si può davvero intuire: chi, alla fine, vincerà la sfida dell’apocalisse? Un ipotetico Stato islamico egemonico o gli Stati Uniti? Ritorneremo alla normalità o una immane strage sconvolgerà l’ordine mondiale, disorientando i cittadini nonostante la massima allerta un po’ ovunque? La spy story continuerà in una visione geopolitica frastagliata dove, pensiamo, il fine distruttivo sarà frenato dalla prontezza di abili agenti: gli eroi intemerati del Duemila a protezione dei popoli.

 

LA CASA DELLE SPIE
Daniel Silva
Harper Collins, 522 pp., 18,90 euro

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