recensioni foglianti

I copti nell'Egitto di Nasser

Sabrina Sergi

Alessia Melcangi
Carocci, 270 pp., 29 euro

L’11 dicembre del 2016 trenta cristiani copti persero la vita in un attentato avvenuto nel complesso della cattedrale di San Marco, al Cairo: secondo la studiosa Alessia Melcangi, autrice del libro I copti nell’Egitto di Nasser. Tra politica e religione (1952-1970), questa è una tra le più grandi cattedrali cristiane di tutta l’Africa. Essa fu costruita per volere del patriarca copto Cirillo VI con il supporto economico del presidente della Repubblica egiziana, Gamal Abd al Nasser, che partecipò alla sua inaugurazione il 25 giugno 1968. Attraverso l’opera di Melcangi è possibile decifrare gli episodi di violenza odierni, grazie a un’interessante ricostruzione del rapporto che intercorre tra i copti, la società e il potere egiziani. In particolare, il suo studio si concentra sul periodo nasseriano, che è stato un momento emblematico non solo per la storia dell’Egitto in sé e del mondo arabo più in generale, ma soprattutto per la storia della comunità copta. Con la minuziosa analisi di quegli anni basata su dispacci diplomatici, giornali e foto d’epoca, Melcangi ha dimostrato che le vicende della rivoluzione degli Ufficiali Liberi erano strettamente intrecciate a quelle della comunità copta. Da un lato, perché l’ondata riformatrice che attraversò la società egiziana ebbe ripercussioni nell’organizzazione e nelle gerarchie copte, generando un processo di “rinnovamento” istituzionale. Dall’altro lato, le politiche di Nasser tendenti alla laicizzazione permisero ai copti di essere inclusi maggiormente nella società egiziana, fino a renderli protagonisti attivi delle vicende interne e internazionali del paese. In questo senso, l’autrice ha citato e approfondito due eventi paradigmatici: innanzitutto la guerra di Suez (1956), durante la quale il patriarcato e gli organi di stampa copti supportarono il regime nasseriano attraverso dichiarazioni ufficiali e manifestazioni di solidarietà. Il secondo episodio è la guerra dei Sei Giorni (1967), che vide il patriarca Cirillo VI assumere un ruolo di primo piano nella propaganda contro lo stato di Israele, mediante l’attuazione di una serie di iniziative finalizzate a coinvolgere le altre comunità cristiane d’oriente nella causa araba. In effetti, tra il patriarca copto eletto nel 1959 e il presidente Nasser intercorreva uno stretto rapporto non solo sul piano politico, ma anche su quello personale. L’autrice ha spiegato le ragioni del profondo legame instauratosi tra i due leader descrivendone ed accostandone le forti personalità in uno dei passaggi più affascinanti dell’opera, intitolato Il raìs e il santo.
Il destino accomunò i due uomini fino alla loro morte, avvenuta a un anno di distanza, rispettivamente nel 1970 (Nasser) e nel 1971 (Cirillo VI). E purtroppo la loro fine segnò la conclusione dell’esperienza di integrazione dei copti nelle istituzioni egiziane dell’epoca.

 

I COPTI NELL'EGITTO DI NASSER
Alessia Melcangi
Carocci, 270 pp., 29 euro

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