Icardi non è Chinaglia, è solo neghittoso

Alessandro Giuli

Se sei un calciatore neghittoso (anche se i calciatori non sanno che cosa significhi “neghittoso”) e gli ultras ti chiedono a fine partita di tirare la tua maglia in curva, puoi perfino rifiutarti senza danni collaterali.

Se sei un calciatore neghittoso (anche se i calciatori non sanno che cosa significhi “neghittoso”) e gli ultras ti chiedono a fine partita di tirare la tua maglia in curva, puoi perfino rifiutarti senza danni collaterali: se ti neghi con grazia o ti imboschi con destrezza, loro capiranno, avranno qualche motivo per festeggiare oppure riceveranno il trofeo sudaticcio da un tuo collega più furbo o più generoso. Se invece i tuoi ultras sono inferociti, devi saperlo che non ha senso regalare la maglia appallottolata e sudata invano. Deve guidarti l’intuito, se non l’istinto di sopravvivenza. Ma se poi ti avventuri lo stesso nel gesto inopportuno, il minimo che devi aspettarti è che la maglia te la rispediscano indietro con un lancio eguale e contrariato. A quel punto devi andartene lesto e trasparente, prima o poi ve ne dimenticherete tutti.

 

Se invece sei Icardi e fai pure lo stronzetto con i tuoi maggiori azionisti (i tifosi, sempre loro), allora mi farai rimpiangere Giorgio Chinaglia (e ho detto tutto): uno che i propri ultras li ha illusi e truffati (è morto da semi latitante), e quelli avversari (nel nostro caso nemici) ha saputo irriderli fino a provocare delle cirrosi epatiche, con quel suo ditino, molti anni dopo imitato dal camerata Di Canio, puntato contro la Sud alla fine di un derby da incubo. Ecco, meglio un giorno da Chinaglia che una vita da Icardi.

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