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uffa!
Giuliano da Empoli indaga come pochi lo spirito del tempo odierno. Tra pazzi e geni
Per il professore e scrittore, l'attualità si apre a personaggi che non si accontentano di resistere alle avversità ma traggono forza dall’“inatteso” e dal “bellicoso”. Ecco perché nell'agone politico non è l'intelligenza a determinare i vincitori, ma la velocità e la forza
In questo nostro tempo talmente sconvolto e diverso rispetto agli anni del secondo Dopoguerra, cos’è che distingue in politica la differenza tra un pazzo e un genio? Il successo, risponde il cinquantaduenne professore e scrittore Giuliano da Empoli nel suo recente L’ora dei predatori (Einaudi Stile Libero, 2025). Docente di politica comparata a Parigi dove vive da molti anni, non sono sicuro che in Italia Giuliano da Empoli sia riconosciuto e apprezzato quanto lo è in Francia. Del resto il suo libro era apparso originariamente in francese.
Lui non è uno che parla di politica perché ne sa tanto. La politica è molto di più che il suo mestiere professionale, lui la mangia a colazione a pranzo e a cena. Non è che la politica lui la studi con l’inoltrarsi per i sentieri i più impervi. Piuttosto gli uomini e i problemi della politica lui li vive, li tocca con mano, li incontra giorno per giorno, partecipa alle riunioni dove quei politici sono numerosi. I giudizi che riferisce li ha sentiti pronunciare da gente che gli stava accanto. E siccome scrive benissimo, ne scrive e li racconta con grande semplicità. Se non sbaglio, in Francia i suoi libri sono venduti a carrettate. Questo suo libro l’ho letto due volte di seguito, tanto mi aveva preso e persuaso.
La chiave di volta del suo racconto è il personaggio di Cesare Borgia detto il Valentino (era nato nel 1475, è morto nel 1507), quello le cui canagliate attirarono a tal punto l’attenzione di Niccolò Machiavelli. I tempi odierni è come se si fossero aperti a quel genere di personaggi, da cui l’uso che per tutta la durata del libro da Empoli fa del termine “i Borgiani”, quelli che non si accontentano di resistere alle avversità ma è come se traessero forza dall’“inatteso” e dal “bellicoso”. Da Empoli scrive così: “Donald Trump, dato che si parla di lui, è una forma di vita straordinariamente adatta al tempo presente. Una delle sue caratteristiche, di cui i suoi consiglieri, in omaggio a un’epoca trascorsa, si lamentano ancora sotto voce quando invece dovrebbero vantarsene a gran voce, è che non legge mai. Non si parla qui di libri, di tomi di Storia o anche solo di romanzi di spionaggio […]. A preoccupare i suoi consiglieri, mentre dovrebbero rallegrarsene, è il fatto che Trump non legge nemmeno gli appunti scritti su una pagina o addirittura una mezza paginetta che gli danno in preparazione a un incontro […] Lui funziona solo in modalità orale. Una sfida notevole per chiunque cerchi di trasmettergli una benché minima conoscenza strutturata”.
Ma che importa la conoscenza, continua il nostro da Empoli, una qualità che di solito fa da impaccio all’azione, a tutto ciò che l’azione ha di rumoroso e di imprevedibile, a tutto ciò che cattura l’attenzione del pubblico. Ecco il perché della riuscita politica di Trump, della sua smisurata capacità di entrare in sintonia con lo spirito del tempo odierno. In politica e tanto più nella politica odierna, scrive da Empoli, i fenomeni di intelligenza non contano nulla perché non sono loro a impugnare l’alabarda con cui trafiggere l’avversario. Non è l’intelligenza a determinare gli esiti politici nell’uno o nell’altro caso, bensì la velocità e la forza. Ossia le virtù di quelli che da Empoli reputa i più possibili fra i vincitori nell’agone politico odierno. Vi viene in mente quel che accadde in Italia nell’ottobre del 1922? Cambiato quel che è da cambiare, lo stesso avviene negli Stati Uniti. I candidati alla leadership presidenziale da parte dei democratici sono immancabilmente degli avvocati e spesso le buscano da candidati repubblicani che per mestiere fanno gli uomini d’affari. All’ultima contesa presidenziale americana i democratici bersagliavano Trump basandosi sui processi in cui era imputato, quegli altri tuonavano contro l’immigrazione clandestina e non. Chi ha vinto?